THE GRUDGE
di Takashi Shimizu
Con: Sarah Michelle Gellar, Jason Behr, Bill Pullman, Ted Raimi

 
di Riccardo FASSONE

 

Figlio dell'interesse per l'horror giapponese che pare aver conquistato gli Stati Uniti dopo il trionfale successo della versione Verbinskiana di THE RING, THE GRUDGE si pone come ulteriore stadio dell'ibridazione USA-Giappone; se il remake del film di Nakata si configurava sostanzialmente come operazione di trapianto della storia in territorio americano per mano di un regista americano, Sam Raimi, produttore di THE GRUDGE, alza ulteriormente la posta e, non solo non rinuncia all'ambientazione asiatica, ma addirittura affida il progetto a Takashi Shimizu, già al timone di tutte (ben quattro considerando corsi e ricorsi in forma di sequel e remakes...) le precedenti versioni del film. Trama sostanzialmente invariata, dunque, che non perde di compattezza a seguito dell'espediente necessario all'inserimento del cast americano nella vicenda, ma scorre su binari di maggiore linearità rispetto a quella dell'archetipo giapponese. Variazione nipponica sul tema delle case infestate, THE GRUDGE trova nell'adattamento ai gusti ed alle modalità di fruizione della materia narrativa del pubblico occidentale il proprio maggior difetto; vero è che la seguibilità del racconto appare maggiore e la scenggiatura più compatta, d'altronde non ci sembra che l'atmosfera potentemente onirica dell'archetipo giapponese abbia conservato la propria terrificante efficacia. Se JU-ON si presentava come dramma psicologico sull'incapacità di dimenticare la rabbia e sul terrore di rimanere intrappolati in essa, THE GRUDGE posa la propria attenzione sul più convenzionale canovaccio della sospensione della morte e l'interferenza di spiriti inquieti con il mondo terreno. Shimizu dimostra ancora una volta di aver sviluppato un proprio personalissimo sguardo sulla materia orrorifica e la sua (ennesima) interpretazione della storia del piccolo Toshyo non presenta smagliature dal punto di vista strettamente registico, sebbene l'inserimento di elementi prossimi al gore (termine da intendersi in senso, ovviamente, lato, trattandosi di un film prodotto da Sam Raimi e non da Andreas Schnaas) paia remare contro la costruzione di atmosfere veramente vincenti. Nella norma la performance del cast americano con un Bill Pullman che interpreta benino il proprio (piccolo) ruolo, Jason Behr che sembra scappato da una sit-com e Sarah Michelle Gellar che fatica a scrollarsi di dosso un' immagine all-american che la fa apparire sempre leggermente fuori posto. Film efficace e decisamente adrenalinico, che soffre della sindrome da occidentalizzazione che affligge spesso questo tipo di operazioni e taglia troppo corto sul complesso ed affascinante sistema di rapporti tra i personaggi che in JU-ON lo stesso Shimizu dipingeva con inquietante padronanza. Ad un regista che può vantare un film come MAREBITO, comunque, si perdona tutto.
 

Voto 25/30

11:01:04


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