
Storia
di una giovane coppia che, perso il figlio in un incidente stradale, decide
di riportarlo in vita tramite clonazione grazie all'aiuto di una sorta di
mad scientist
fuori tempo massimo, GODSEND, pur partendo da premesse di allarmante
implausibilità (l'intera vicenda della clonazione è perlomeno nebulosa) si
configurava come una sorta di aggiornamento de IL SESTO SENSO e per tanto
poteva comodamente inserirsi in quella categoria di pellicole, generalmente
non disprezzabili, che alla gimmick più fantasiosa (il classico “buh”
abbinato a finestra che sbatte) preferiscono una costruzione della tensione
maggiormente complessa. Il film, invece, è una mezza catastrofe. Mezza
perchè qualche salto sulla poltrona l'opera di Nick Hamm, già autore del
discreto THE HOLE, lo regala, ma è triste constatare come l'enunciazione dei
momenti positivi della pellicola si fermi qui. La storia è svolta con
fastidioso rigore, con una linearità che favorisce il sonno e nella più
totale assenza di ispirazione se non altro rappresentativa. Piatta la
colonna sonora, piatte le scenografie rappresentate principalmente dalla
messa in scena di una clinica che sembra un centro di disintossicazione
svizzero, piattissime ed imperdonabili le interpretazioni del morto di sonno
Greg Kinnear e di Rebecca Romijn Stamos, non solo impassibile ma addirittura
imbruttita nei panni della premurosa madre americana. Imperdonabile anche
Robert De Niro, che impersona senza voglia e senza convinzione una parte di
banalità sconcertante. Tralasciando, ma solo per misericordia, la totale
insufficienza tecnica del prodotto, ci si imbatte in una storia che non
rispetta nemmeno la propria vocazione attrazionale (o, alla peggio, da
birra-pop corn-coperta-fidanzata) e non spaventa, non coinvolge, né
sorprende; impossibile non aver sciolto l'ordito del film di Hamm ad almeno
mezz'ora dalla sua conclusione e di conseguenza evitare di confrontarsi con
la totale implausibilità dei comportamenti dei personaggi (a doc. Welles-De
Niro in particolare vengono commissionate azioni prive di qualsiasi sostrato
logico). Film brutto e fondamentalmente inutile che ci ricorda, se mai ce ne
fosse stato bisogno, che il cinema “di genere” (ammesso che questo GODSEND
possa meritare tale descrizione), o, meglio, il cinema di “pure
entertainment” d'oltreoceano attraversa una crisi di proporzioni
preoccupanti. E, peggio ancora, che ci siamo giocati De Niro.
Voto: 15/30
01.10.2004
|