Quando un regista fa un film
brutto è facile stroncarlo; ma quando un regista fa tanti film brutti allora
è un autore;
Premessa caustica che si può adattare al lavoro di Piccioni; Non è veramente
brutto Giulia non esce la sera
(il titolo è carino ad esempio, anche se l'originale
il premio sarebbe stato più
nobile e intimista/dunque appropriato); è però coerente a quanto già visto
nei suoi film precedenti; Una tribolata storia italiana, personaggi non
risolti, saette alla deriva che si incrociano fatalmente (spesso affetti da
un male di vivere da loro stessi procurato); Qui Guido (Mastandrea),
scrittore e uomo senza qualità, deve riempire il troppo tempo libero e si
abbandona a qualche disubbidienza al suo dovere (solo indolenza in verità,
di cui pare tutti i protagonisti siano affetti... tutti del segno del
cancro?);
Incrocia Giulia (Golino, sempre affascinante) che cerca di espiare con
decoro il male suo;
Da questo incontro sbagliato/invasione di campo, ne viene un infausto
svolgimento e il film dopo un ora e mezza finisce;
E meritatamente il "premio" del mancato titolo non viene consegnato;
Non brutto, dicevo, certo il
solito film italiano, non corredato di niente altro che la sceneggiatura e
la recitazione; "Non c'è niente da vedere" direbbe la polizia americana
oltre le transenne; manca la parte visiva che si richiede a un film (anche
quì Bigazzi, incredibile...)(io credo che nel resto del mondo si chiedano
perché non ci specializziamo in radiodrammi);
Però guardando il bicchiere mezzo pieno c'è da riconoscergli un genuino
tocco autoriale che finalmente emerge, e una cifra che, film dopo film, si
dipana, si completa e si fa comprensibile; La parola che non ho usato finora
è "parziale".
In alcuni momenti il racconto è impreziosito dalle vite interessanti dei
personaggi immaginari degli scritti del protagonista, solo abbozzi di
storie, finestre su vite azzardate, in balia del puntatore del mouse che da
un momento all'altro le può buttare nel cestino del macbook.
Altri momenti sono addirittura lynchiani, interrompono la narrazione
raccontandoci bene il vuoto, le scelte fortuite che potete chiamare errori o
ostinazioni;
I protagonisti (Mastandrea diventato adulto e la Golino post-respiro) sono
bravi; Guido ogni tanto lascia uno spiraglio alla comicità scanzonata di
Mastandrea e la Golino racconta benissimo il suo personaggio incazzato. (e
bravi anche tutti gli altri!)
Piccioni cerca sempre di raccontarci i piccoli mali, che sono di tutti,
perché siamo tutti non risolti (magari solo in certi giorni, magari invece è
il nostro cruccio costante) e allora il barcamenarsi dei suoi protagonisti è
anche un po' il nostro, non cinegenico come non cinegenica è la nostra vita;
insomma non possiamo parlare male di noi stessi.
02:03:2009
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