GAHNAR A VIDA
di Joao Canijo

Il film è portoghese ed ha lo stesso produttore di De Oliveira, Paulo Branco, ma alle 10, quando solitamente ha già preso corpo il serpente della coda per la proiezione mattutina di Un Certain Regard, poche persone stazionano vicino alla transenne, mentre ieri c'era ressa per il maestro 92enne.
La spiegazione sta nel fatto che qui si parla della minoranza etnica lusitana nella banlieu parigina, quest'ultima già osservata, dalla parte maghrebina, in METISSE. Dopo un fastidiosissimo inizio che ci fa temere l'ennesimo dogma senza talento, veniamo sopraffatti dalla storia e schiacciati contro il muro, a volte sordo e muto, della nostra coscienza. La morte di Alvaro per questioni legate al piccolo spaccio, la conseguente lotta della madre contro il mondo, in cerca di una residuale giustizia o, perlomeno, di una solidarietà tipica delle tribù assediate, hanno una forza primigenia, che pochissimo deve alla m.d.p. usata alla danese [Solondz docet].
Cidelia, la madre di Alvaro, affronta il calvario dei rifiuti e delle ritorsioni private con il piglio dell'eroina e della martire. I legami di gruppo e quelli familiari, un tempo, l'avrebbero in qualche modo salvata e, forse, premiata. Oggi, Era dell'Indifferenza Globale, Eroe è chi antepone la miseria della propria sopravvivenza senza traumi condivisi ad una qualunque idea di giustizia.

Voto: 27/30

Gabriele FRANCIONI
06 - 01 - 02


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