Un regista sopravvalutato, che vive di alterne fortune, come diretta conseguenza
di un talento ancora tutto da verificare, spesso espressosi attraverso
una serie di prese di posizioni tra l`estetico e l`ideologico, che hanno
la programmatica capacita' di produrre irritazione, come tutti coloro
che sentono la necessita' di farsi notare per il loro personale e transitorio
dogma del momento [ che cosa era, se non questo, SEX LIES AND VIDEOTAPES
?] ed evitano di confrontarsi con le regole interne alla scrittura e alla
direzione di attori, sedimentate lungo piu' di un secolo. Cannes fu molto
benevola con quel film, secondo una prassi tipicamente francese, fatta
d'innamoramenti e amour fou incontrollati, necessitanti indispensabili
fasi revisionistiche, e altrettanto lo sono stati pubblico e stampa [
internazionali? solo americani? ] con la seconda carriera di un enfant
prodige mai nato. TRAFFIC, OCEAN'S ELEVEN e questo FULL FRONTAL, infatti,
non dimostrano un bel niente, se non una vaga capacita' di confondere
le idee con espedienti mai strutturali, con trovate irritanti e un eclettismo
sintomo di persistente mancanza d'ispirazione. Come si possa gridare al
miracolo per le 4 tonalita' cromatiche legate a distinte situazioni e
personaggi in un discreto film come TRAFFIC o per il divertente cast di
OCEAN'S ELEVEN, rimane un mistero assoluto, nascosto all'interno delle
perverse logiche produttive degli studios americani. A nostro parere,
un regista che completa il suddetto terzetto di pellicole col precedente
OUT OF SIGHT [.....], manca proprio di un'idea personale del cinema. E
cio' che nega o pretende di negare con FULL FRONTAL, andando a zonzo con
una stradigerita videocamera a mano, e' qualcosa che andrebbe invece combattuto
con le sue stesse armi: costruzione, fatica, e poi magari contestazione
dall'interno di questa gabbia concettuale e pratica con la quale tutti
lavorano. L'ennesimo film nel film, la contrapposizione da asilo nido
di pellicola [ appunto il film "vero" ] e formato anomalo povero e ruffiano
[ l'aggancio intelligente al mondo reale delle star e di altre figure
], rappresentano il modo intollerabile con cui hollywood si mette a posto
la coscienza, lavandosi ogni tanto le mani con escursioni estemporaneee
nei territori della logica indipendente e del cinema "sperimentale". Tiene
banco, invece, un calibratissimo e disonesto controllo dei materiali messi
in campo, a partire da una iper-scrittura lungamente limata a tavolino,
che vuole spacciare improbabili anomalie sociali [ il tizio che vive la
vita con addosso il mantello del conte Dracula, l'attore che per fedelta'
ad un suo "metodo" recitativo diventa Hitler nell'irritante accumulo di
scene dedicate alla pie'ce teatrale, i test attitudinali inventati dalla
yuppie Keener, in crisi esistenziale alla soglia dei quaranta, la tortilla
alla marijuana mangiata dal cane... ] per la normalita' agghiacciante
che un illuminato intellettuale ha il coraggio di ritrarre con la benevola
ironia di chi non si erge a emettere giudizi, conscio come e' del fatto
che "siamo tutti tragicamente uguali in questo underworld dopo l' 11 settembre".
Come dire: attenzione, siamo in crisi, la morale americana e un senso
della vita radicato nei principi della conquista e della difesa di tale
conquista, lasciano il passo ad una deriva dei sentimenti e dei pricipi,
che azzererebbe il senso di minimale solidarieta' tra esseri umani, se
non sapessimo ridere di noi stessi e di questi comrades appena piu' sfortunati
di noi che li raccontiamo sullo schermo - NOI che siamo il regista acclamato
di Beverly Hills, cui un'operazione del genere costa la fatica di una
circumnavigazione del proprio isolato [ perche' non mi parli in digitale
di South Central Los Angeles? Perche' non ti sporchi le mani un pochettino?
]. Personalmente mi sono alzato e sono uscito dalla sala, mentre mi girava
in testa l'idea di quanto siano ingenui gli americani, convinti veramente
di fare Cultura quando si allontanano due minuti dall' hortus conclusus
degli studios e, insieme a cio', quanto ridicolo sia il complessivo scopiazzamento
di Altman e American Beauty messo in atto da questo strano personaggio
dal viso e dallo sguardo inquietanti, cui qualcuno ha deciso di assegnare
l' Oscar poco tempo fa.
Voto: 21/30
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