HOLLYWOOD, HONG KONG
di Fruit Chan
con Zhou Xun e Glen Chin

Se molte pellicole made in Hong Kong ci hanno mostrato l'ex colonia britannica come un concentrato di tecnologia e modernità, non è questa, ovviamente, l'unica prospettiva possibile. C'è un'altra parte del paese, più povera, dove ancora esistono, per quanto in via di demolizione, le baraccopoli, e i cui abitanti troverebbero difficilmente un posto nelle pellicole d'azione.
È proprio a partire da questo netto contrasto che Fruit Chan ha costruito il suo nuovo film, emblematicamente intitolato Hollywood Hong Kong. Un'antitesi perfettamente visualizzata nel luogo d'azione: il punto d'incontro tra un modernissimo grattacielo (chiamato proprio come la città del cinema) e un microcosmo di latta e calore, sui cui muri le scritte annunciano l'imminente smantellamento. Una specie di terra di nessuno, al di là della quale - oltre il condominio, dove non si può vedere - c'è tutto un altro mondo, lo stesso di una cinematografica che, per stile e immaginario, ha influenzato perfino l'America: Hollywood, appunto.
Ma per raccontare una storia di trapassi storici, Fruit Chan non ha mantenuto fede allo stile naturalistico così chiaro nel precedente Durian Durian, puntando piuttosto sul grottesco della situazione e della stessa composizione delle immagini. Ad unire i due film resta comunque l'accostamento di due mondi (lì erano Hong Kong e la Cina), messi insieme esclusivamente da motivazioni "politiche". Lo scontro non avviene in maniera diretta, ma per mezzo di una figura ambigua, che per sopravvivere si mantiene prudentemente a metà strada (vive, non a caso, proprio nel grattacielo). E' Tong Tong, prostituta minorenne: minacciandoli di denuncia, accumula somme ricattando i propri clienti. Il suo arrivo nel mondo dei grassissimi e poveri rosticcieri dà il via per una vicenda in cui la fisicità - e più in generale la carne - ha il sopravvento sul resto, in un gioco di contrasti, che sono replica di quello già espresso nel titolo. Obesità e bellezza, profumi sensuali e maiale fritto, corpi perfetti e arti amputati e mal reintegrati, violenza e innamoramento. Il contrasto, la difformità in senso lato, sono la base stessa del comico, del grottesco, per cui Fruit accelera il suo racconto spingendo in questa direzione, anche se più volte in maniera un po' gratuita e soprattutto prevedibile. Tenta inoltre, in alcune occasioni, un contrappeso "poetico" (il ciccione sull'altalena e simili) a questa via, ma il risultato è discontinuo. Innocuo piuttosto che inutile.

Voto: 24/30

Andrea DE CANDIDO
02 - 09 - 01

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Hollywood, Hong Kong č la storia di una giovane prostituta cinese che vive nel lussuoso complesso "Hollywood", nel centro di Hong Kong, alle pendici del quale sorge una delle ultime baraccopoli in via di demolizione della modernissima cittā. La ragazza sfrutta il suo fascino per sedurre i poveri abitanti delle baracche e per poi estorcergli grosse cifre di danaro, minacciandoli di denuncia per violenza su minore. Vittime della bella Tong Tong sono, oltre ad un giovanissimo delinquentello, il grassissimo papā e l'altrettanto abbondante fratello di Tiny, un bambino ciccione che ha un chiosco di maiale arrostito e che diventa l'unico e vero amico della ragazza. Una storia decisamente originale quella narrata dal regista Fruit Chan, che si sofferma a riflette sulle contraddizione di una cittā che sta correndo verso il progresso in modo quasi incontrollato. Sono allora di grande impatto le immagini delle baracche che hanno come sfondo lussuosi grattacieli. Ma in Hollywood, Hong Kong il tema sociale si fonde con lo spirito della commedia grottesca: e cosė a scene intense e di profonda riflessione si affiancano sequenze esilaranti e quasi demenziali, come quelle in cui la dotoressa della baraccopoli tenta di convincere il grasso papā ad impiantare un feto umano nell'utero della sua scrofa. Non mancano anche alcuni momenti poetici, che ci riportano alle atmosfere tipiche del cinema orientale, dove anche la musica e i colori hanno un ruolo fondamentale.

Francesca MANFRONI
02 - 09 - 01


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