frozen river

di Courtney Hunt

con Mark Boone Junior, Melissa Leo

Altri interpreti: Michael O'Keefe, Misty Upham

di Luciana APICELLA

 

26/30

 

I film del Sundance Festival, ovvero la vetrina più celebre del cinema indipendente americano, a volte peccano di una congenita tendenza alla stereotipizzazione dei caratteri che agiscono nella narrazione: quasi non si riuscisse a spingere fino in fondo il pulsante del dramma, o del realismo crudo e urtante, ma ci si tenesse sempre con una mano aggrappati alla sponda dei buoni sentimenti. Il film d'esordio di Courtney Hunt, pur lodevole ed originale nelle intenzioni, rischia più volte la scivolata nel baratro della commozione guidata. Come a dire: ecco, nella scena seguente tirerai fuori il fazzoletto, io colpirò esattamente quel punto del tuo cervello che ti farà avere un sussulto. Mi viene in mente molto spesso, quando incappo in queste situazioni, la definizione di kitsch che Kundera diede nel suo libro più celebre: il kitsch è il commuoversi della propria stessa commozione, è il sentirsi parte dell'universale spirito di partecipazione emotiva a quel dato accadimento. Se due ragazzi corrono su un prato verde, gioirò di quella sensazione e della sensazione di perfetta sintonia con tutti gli altri sguardi. La sensazione insomma di trovarmi nel posto giusto con il giusto mood. Comunque.
Il film d'esordio di Courtney Hunt, pur lodevole ed originale nelle intenzioni, rischia più volte la scivolata nel baratro della commozione guidata. Il fiume ghiacciato del titolo è il San Lorenzo, confine tra Quebec e Stati Uniti. Una landa desolata e monocromatica che ghiacciandosi nel periodo invernale consente il passaggio di immigrati clandestini che riescono in tal modo a superare l'ostacolo della frontiera. Ray abita in questa nowhere land coi due figli. Siamo alla vigilia di Natale (ovviamente). Il marito col vizio del gioco se n'è andato di casa portandosi appresso il gruzzolo faticosamente messo da parte per l'acquisto di un nuovo prefabbricato. Il lavoro scarseggia, i soldi pure. A cena ci sono pop corn e aranciata. Alla ricerca del marito irresponsabile in uno squallida sala bingo, Ray incappa in Lila, una mohawk (la popolazione indigena stanziale vicino alle sponde del San Lorenzo) che si occupa del commercio di uomini da una sponda all'altra del fiume in cambio di una buona ricompensa per il rischio corso. Anche lei è madre, ed ha un dramma segreto. E proprio per il comune status di genitrici, le due si ritroveranno, in un momento molto delicato, a riscoprire un afflato di calore ed aiuto reciproco in quella terra dove il ghiaccio del paesaggio è tutt'uno con quello dei cuori.
Girato a basso budget, con una fotografia che privilegia la descrizione dei luoghi, le ampiezze ostili e inumane, Frozen river non convince fino in fondo proprio laddove ogni personaggio incarna meccanicamente un buonismo da manuale: la povertà non inaridisce i cuori, l'illegalità non è fine a se stessa ma ha come obiettivo il raggiungimento di scopi più che nobili, i nativi americani rifiutano le leggi e vivono d'illegalità ma hanno in fondo buon cuore e lo sguardo dolce. Si poteva forse osare di più, spiazzare di più, soprattutto in considerazione della novità di prospettiva (non più frontiera messicana ma canadese, inospitale, fredda ed ostile), il coraggioso tentativo di guardare al tema della frontiera appunto da un'ottica differente. Ciò che ne esce è invece un film un po' appesantito, che trova nell'interpretazione di Melissa Leo, candidata all'Oscar come miglior attrice protagonista, un indiscusso punto di forza.

 

28:03:2009

frozen river
Regia Courtney Hunt
Stati Uniti 2008, 97'
DUI: 13 marzo 2009
Archibald
Drammatico