
Nel quartiere malfamato di Whitechapel un gruppo di prostitute - tra cui
la giovane e bella Mary Kelly - cerca di sopravvivere come può alla
povertà e alle minacce dei papponi del quartiere ignaro del fatto che
il peggio deve ancora arrivare. Di li a poco infatti le ragazze saranno
le vittime di uno spietato assassino che comincia ad ucciderle una ad
una e che si accanisce sui loro corpi con brutale ferocia.
Ad indagare su questi efferati delitti arriva l'ispettore Fred Abberline,
apparentemente imperturbabile e deduttivo ma con alle spalle un passato
difficile, dedito all'oppio e all'assenzio e dotato di strani poteri di
preveggenza che gli permettono di vivere in forma allucinatoria i delitti
delle prostitute, talmente raccapriccianti da sembrare il prodotto di
una entità proveniente direttamente dall'inferno. Le gesta di Jack lo
squartatore nel corso degli anni sono state oggetto di studi seri e di
svariate elucubrazioni romanzesche. Di certo si sa che nel periodo che
va dal 31 agosto al 9 novembre 1888 i quartieri poveri e sovrappopolati
della capitale inglese furono teatro di cinque sanguinosi delitti, ufficialmente
rimasti irrisolti: il mostro non si limitava a sgozzare le vittime ma
infieriva su di esse con delle vere e proprie operazioni chirurgiche,
asportando dai corpi senza vita delle sventurate organi che poi riponeva
accanto ai cadaveri come in un macabro rituale. In tutti i casi nessun
testimone oculare, nessuno udiva mai nulla, mistero fitto. Tratto dalla
graphic-novel di Alan Moore ed Eddie Campbell (curioso esperimento editoriale
divenuto cult soprattutto all'estero, consistente in un'unione di fumetto,
ritagli di giornale, documenti veri e inventati) FROM HELL è una
stimolante e articolata riproposizione del mito del primo serial killer
della storia che, tra le tante teorie sull'identità del mostro (un trio
di barbieri? Un macellaio ebreo? Un alieno?), fa sua la tesi espressa
nel '76 dallo storico Stephen Knight nel libro "Jack the Ripper, the final
solution" secondo la quale dietro gli omicidi sarebbe stata coinvolta
addirittura la Monarchia. Il film dei fratelli Hughes è scandito dai tempi
del classico thriller investigativo, sulla scia di SEVEN e del SILENZIO
DEGLI INNOCENTI, ma è lungi dall'essere una minestra riscaldata,
anzi; cupo, violento, oppressivo, malsano, è una riuscita fusione
di barocchismi da horror gotico e visionarietà contemporanea (restano
impressi i trip allucinatori di Abberline) che riacquista il piacere per
il grand-guignol e mette in scena l'orrore senza compiacimento in una
cornice curata e accattivante (recitazione, fotografia, musiche: tutto
azzeccato) come il genere non conosceva da anni. Non che la pellicola
risparmi convenzioni, cliché, banalità narrative e tormentoni (la classica
coppia investigativa, la prostituta sfortunata dal cuore d'oro in cerca
di riscatto, la "solita" storia d'amore, certi snodi narrativi tirati
via) ma li sa "reinventare" con intelligenza all'interno di una vicenda
corale dalle molte sfaccettature, che richiede attenzione e stimola lo
spettatore. Tra antisemitismo strisciate, società segrete, sporcizia e
povertà le atmosfere dark dell'ottima fotografia di Peter Deming dipingono
una Londra fin de siècle senza un filo di nebbia ma che non ammette
vie di mezzo: da una parte la fiera delle mostruosità dei vicoli malfamati
abitati da reietti di ogni genere e dall'altra le fastose dimore di una
aristocrazia come arroccata a difesa dei propri privilegi. "Un giorno
gli uomini, guardandosi indietro, diranno che sono stato il precursore
del XX secolo". dice ad un certo punto Jack lo squartatore, primo serial
killer della storia, con lungimiranza non comune: più che la scoperta
del colpevole, tutto sommato abbastanza telefonata, qui conta il marchingegno
che gli ruota attorno, lo sfondo rappresentato da una società che da allora
non ha più smesso di generare mostri.
Voto: 27/30
|