LA VERA STORIA DI JACK LO SQUARTATORE - FROM HELL
di Albert e Allen Hughes
con Johnny Depp, Heather Graham e Ian Holm



Nel quartiere malfamato di Whitechapel un gruppo di prostitute - tra cui la giovane e bella Mary Kelly -  cerca di sopravvivere come può alla povertà e alle minacce dei papponi del quartiere ignaro del fatto che il peggio deve ancora arrivare. Di li a poco infatti le ragazze saranno le vittime di uno spietato assassino che comincia ad ucciderle una ad una e che  si accanisce sui loro corpi con brutale ferocia. Ad indagare su questi efferati delitti arriva l'ispettore Fred Abberline, apparentemente imperturbabile e deduttivo ma con alle spalle un passato difficile, dedito all'oppio e all'assenzio e dotato di strani poteri di preveggenza che gli permettono di vivere in forma allucinatoria i delitti delle prostitute, talmente raccapriccianti da sembrare il prodotto di una entità proveniente direttamente dall'inferno. Le gesta di Jack lo squartatore nel corso degli anni sono state oggetto di studi seri e di svariate elucubrazioni romanzesche. Di certo si sa che nel periodo che va dal 31 agosto al 9 novembre 1888 i quartieri  poveri e sovrappopolati della capitale inglese furono teatro di cinque sanguinosi delitti, ufficialmente rimasti irrisolti: il mostro non si limitava a sgozzare le vittime ma infieriva su di esse con delle vere e proprie operazioni chirurgiche, asportando dai corpi senza vita delle sventurate organi che poi riponeva accanto ai cadaveri come in un macabro rituale. In tutti i casi nessun testimone oculare, nessuno udiva mai nulla, mistero fitto. Tratto dalla graphic-novel di Alan Moore ed Eddie Campbell (curioso esperimento editoriale divenuto cult soprattutto all'estero, consistente in un'unione di fumetto, ritagli di giornale, documenti veri e inventati)  FROM HELL è una stimolante e articolata riproposizione del mito del primo serial killer della storia che, tra le tante teorie sull'identità del mostro (un trio di barbieri? Un macellaio ebreo? Un alieno?), fa sua la tesi espressa nel '76 dallo storico Stephen Knight nel libro "Jack the Ripper, the final solution" secondo la quale dietro gli omicidi sarebbe stata coinvolta addirittura la Monarchia. Il film dei fratelli Hughes è scandito dai tempi del classico thriller investigativo, sulla scia di SEVEN e del SILENZIO DEGLI INNOCENTI,  ma è lungi dall'essere una minestra riscaldata, anzi;  cupo, violento, oppressivo, malsano, è una riuscita fusione di barocchismi da horror gotico e visionarietà contemporanea (restano impressi i trip allucinatori di Abberline) che riacquista il piacere per il grand-guignol e mette in scena l'orrore senza compiacimento in una cornice curata e accattivante (recitazione, fotografia, musiche: tutto azzeccato) come il genere non conosceva da anni. Non che la pellicola risparmi convenzioni, cliché, banalità narrative e tormentoni (la classica coppia investigativa, la prostituta sfortunata dal cuore d'oro in cerca di riscatto, la "solita" storia d'amore, certi snodi narrativi tirati via) ma li sa "reinventare" con intelligenza all'interno di una vicenda corale dalle molte sfaccettature, che richiede attenzione e stimola lo spettatore. Tra antisemitismo strisciate, società segrete, sporcizia e povertà le atmosfere dark dell'ottima fotografia di Peter Deming dipingono una Londra fin de siècle senza un filo di nebbia ma che non ammette vie di mezzo: da una parte la fiera delle mostruosità dei vicoli malfamati abitati da reietti di ogni genere e dall'altra le fastose dimore di una aristocrazia come arroccata a difesa dei propri privilegi. "Un giorno gli uomini, guardandosi indietro, diranno che sono stato il precursore del XX secolo". dice ad un certo punto Jack lo squartatore, primo serial killer della storia, con lungimiranza non comune: più che la scoperta del colpevole, tutto sommato abbastanza telefonata, qui conta il marchingegno che gli ruota attorno, lo sfondo rappresentato da una società che da allora non ha più smesso di generare mostri.

Voto: 27/30

Loris SERAFINO
24 - 12 - 01


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