FROM THE QUEEN TO THE CHIEF EXECUTIVE
di Herman Yau

Tabloid a caratteri giganti e immagine sgranata, cortei di protesta e dura sopravvivenza carceraria, impegno umanitario e disimpegno privato: da Herman Yau, il regista del ciclo di THE UNTOLD STORY 1/3, efferato-trash-cult-da-macelleria, non ci saremmo mai aspettati un'opera così appassionata, vero cinema realista e civile, capace di porsi come il centro dell'edizione 2001 del Far East Film Festival. La storia muove inizialmente dai drammi paralleli di Ling e Ming, adolescenti vittime di violenze e incomprensioni familiari [la prima è una ragazzina disadattata, catapultata nella modernità hongkonghese dalla Cina contadina, alla ricerca di un'inesistente affetto materno, che crede di trovare nelle attenzioni dello zio pedofilo, al punto da ucciderne la moglie per sostituirsi ad essa; il secondo viene pestato a sangue dal padre, e, metabolizzato il trauma, lo riproduce ribaltato nella partecipazione più o meno cosciente ad uno stupro con assassinio]. Ling, dodici anni dopo, partecipa alla campagna per i diritti dei delinquenti giovanili, tra i quali lo stesso Ming, facendo da braccio destro al senatore Leung. Anche in questo caso, non assistiamo a catarsi di sorta, compressi come siamo entro un sistema che non deve stabilire ciò che è giusto a priori: l'identità del film, e di ciò che vuole rappresentare, deve infatti rimanere a metà strada tra assoluzione pubblica [e quindi rilascio della storia] e vaga condanna privata, [e cioè controllo anche della narrazione]. Il merito di Yau è di prendere distanza dalla materia trattata, riuscendo miracolosamente a renderci complici di una sofferta e accorata, per quanto inconscia, partecipazione alla realtà dei fatti. Diversi registri vanno disponendosi con cura l'uno accanto all'altro, stratificando una molteplicità di sguardi, a ciascuno dei quali corrisponde un uso mai scontato della tecnica di ripresa.

Voto: 28/30

Gabriele FRANCIONI
04 - 01 - 02


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