L'ALBERO DELLA VITA

di Darren Aronofsky

Con Hugh Jackman, Rachel Weisz

63ma mostra del cinema di venezia

di Luca MINIUSSI

Aronofsky ci ha regalato immagini indimenticabili nei suoi precedenti film, storie originali, vicende surreali, apologhi pregni di significati. Purtroppo anche alcune immagini di quest’ultimo saranno difficili da rimuovere, ma lo si vorrebbe fortemente. Innanzitutto si avrebbe bisogno del dottore di SE MI LASCI TI CANCELLO per eliminare la visione della bolla galleggiante, dentro la quale, come in un souvenir, il protagonista Hugh Jackman levita tra i fiocchi di neve; poi il manoscritto della moglie del protagonista, di fronte al quale lui si addormenta e noi spettatori tutti seguiamo il suo esempio; e poi ancora le armature luccicanti dal gusto kitsch dei conquistadores spagnoli in lotta con le popolazioni precolombiane.
In effetti c’è di tutto in questo film, ma avremmo gradito molto di meno.
Uno scienziato sta cercando una cura per il cancro e il suo obiettivo è tutt’altro che universale, perché lotta contro il tempo dedicandosi anima e corpo al lavoro per salvare la moglie malata terminale. Il libro di quest’ultima, una favola sulla colonizzazione di civiltà perdute, fa vivere il protagonista in mezzo a durissime battaglie, novello Aragorn o redivivo Wolverin. Tra violenze immaginate in un passato lontano e tensioni vissute in un presente dalle atmosfere glaciali, si inserisce, come il colore in un film di Buster Keaton, un ipotetico futuro dove il nostro protagonista, solitario e rasato a zero, abbraccia un albero forse simbolo della vita eterna, parla con le sue foglie forse reincarnazione della moglie defunta, galleggia nello spazio ultraterreno forse simbolo di una vita dopo la morte.
Il desiderio di un regista che vuole lasciare lo spettatore libero di interpretare quello che vede è legittimo e molti grandi autori ne hanno fato il cavallo di battaglia a partire dal sommo Lynch e dai suoi film “da percepire” più che da capire. Ma almeno bisogna catturarlo questo spettatore e non respingerlo, rendendo fastidioso ogni stacco, cambio di scenografia, o inserimenti di suoni e luci in movimento come fossimo davanti ad uno screensaver del computer.
Dall’autore dello splendido π – IL TEOREMA DEL DELIRIO, con un budget abbastanza elevato e due attori di fama mondiale (di cui Rachel Weisz anche fresca vincitrice dell’Oscar) ci si aspettava molto di più. Invece, anche volendo soprassedere sulle iperboli visive, a livello narrativo latita l’originalità di una storia che si svolge su più piani temporali nel terreno del fantasy (LA STORIA INFINITA non necessitava di un seguito new age), dove il protagonista trova la cura per il cancro in un raro vegetale di un posto lontano (almeno gli intenti ecologisti di MATO GROSSO erano chiari e onorevoli), dove le battaglie all’arma bianca non possono ispirarsi al SIGNORE DEGLI ANELLI se non sono in grado di reggerne il confronto, dove non si può terminare un film con un uomo in una bolla nello spazio se non ci si chiama Stanley Kubrick e si è preparata quella scena dopo le due ore sublimi di 2001 ODISSEA NELLO SPAZIO.
 

Voto: 17/30

09:09:2006

 

Tutte le recensioni di Venezia 2006

The Fountain
Regia: Darren Aronofsky
USA 2006, 96'
DUI: 16 marzo 2007
Genere: Fantastico