IIl film nasce dal diario di
Antonio Perrone, rampollo di una famiglia benestante dell'Italia del Sud che
negli anni ’80 tra pistole ed eroina, tangenti e lutti si ritrova immerso
completamente nell’attività della Sacra Corona Unita. Antonio Perrone è
stato condannato a 49 anni di carcere in isolamento ed è detenuto dal 1989
nel carcere di massima sicurezza dell’Asinara, carcere che si raggiunge solo
per mare ed è noto alla cronaca negli anni ’90 per via dell’articolo 41bis e
di Borsellino e Falcone.
È proprio Perrone a raccontarsi, nell'autobiografia "Vista d'Interni" e nel
film di Davide Barletti e Lorenzo Conte, che qui firmano per il collettivo
Fluid Video Crew. Si tratta di un quartetto di videomaker noto ai
festivalieri (il loro Italian Sud
Est andò nel 2003 in "Nuovi territori" a Venezia) che dopo
l’esperienza formativa dei centri sociali e la ricerca sul Salento come
“terra di transito e frontiera”, con
Fine pena mai realizzano il loro primo film di finzione a interesse
nazionale.
Agli inizi degli anni ’80 Antonio Perrone è il promettente primogenito
irrequieto di una benestante famiglia salentina.
è la sua eccessiva “voglia di
vivere” che lo porta a crearsi un’esistenza fatta di droga, di sballo e di
auto veloci. L’unica costante nella sua vita è Daniela, la fidanzata dai
tempi dell’università. Insieme sognano una vita all'insegna della conquista
dei piaceri più evidenti che una società consumistica promette. Per
raggiungerli si trasformano da giovani romantici in protagonisti del piccolo
crimine di provincia, fatto di rapine, spaccio di droghe e giochi d’azzardo,
attività tenute in piedi grazie ad un piccolo gruppo di malviventi, tra cui
spicca lo spietato Gianfranco. Ma la scalata al potere malavitoso, sarà
frenata dalla polizia con il primo arresto di Perrone. In carcere, però, il
“piccolo” boss conosce boss e malavitosi più grandi di lui che lo
introducono nella “famiglia”, una mafia di derivazione camorristica, la
Sacra Corona Unita. Nel frattempo i vecchi amici moriranno o spariranno e
lui, una volta uscito dal carcere, diventerà l’esponente di una nuova forma
di organizzazione criminale che, però, da lì a pochi anni vedrà cadere in
seguito alla forte repressione da parte dello Stato.
Il titolo Fine pena mai è
senza dubbio un riferimento ai 49 anni di reclusione a cui è stato
condannato il suo protagonista e alla certezza di dover vivere con il
rimorso di non aver mantenuto la promessa fatta alla moglie Daniela e al
figlio Alessio: non lasciarli mai soli.
I richiami ai film che raccontano la criminalità sono molti ed evidenti.
Esempi sono Quei bravi ragazzi
e il nostrano Romanzo Criminale
dei quali, attraverso questo film, i registi Barletti e Conte dimostrano di
conoscere nei minimi particolari.
La regia è virtuosa e la ricostruzione è accurata. Lo stesso vale per gli
interpreti del film: Santamaria è davvero sorprendentemente reale in questa
sua interpretazione, molto di più che nel suo famoso ruolo del “Dandy” in
Romanzo criminale dove era
più visibile la sua freschezza come attore.
Ma il ritmo del film è piuttosto lento e forse anche troppo concentrato sul
lato sentimentale e passionale del protagonista. Infatti, se prese
singolarmente tutte le attività che circondano la realizzazione di un film,
nel complesso il testo cinematografico non riesce a restituire la vera
disperazione e inquietudine che caratterizza la figura di Antonio Perrone.
12:03:2008
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