
Come era gia stato preannunciato dalla squadra dai realizzatori del film-evento
completamente realizzato in computer graphics - la Squaresoft, la stessa
che ha sviluppato tutti i videogiochi della saga - la trama a poco a che
fare con le ambientazioni dei videogame, a parte forse qualche riferimento,
soprattutto nel finale, al settimo episodio della serie. Come ha affermato
lo stesso regista, si voleva realizzare un film che puntasse ad un pubblico
più vasto e adulto dei soli fruitori del gioco. Sul pianeta Terra
del 2065 pochi superstiti della razza umana combattono contro entità
ectoplasmatiche provenienti dallo spazio. In questo scenario apocalittico
il segreto per la sconfitta del nemico e il riscatto del genere è
in mano a tre persone: il capitano Gary (interpretato da una specie di
Ben Affleck virtuale), uno scienziato dalle teorie rivoluzionare (il cui
volto ricorda quello di Sean Connery) e la dottoressa Aki, la vera eroina
del film che forse porta con se il germe della salvezza. Dal punto di
vista tecnico FINAL FANTASY è un vero e proprio tripudio del vedere,
di meraviglia tecnologica, di fascinazione non solo infantile per l'immaginifico
e il fantastico, in cui la ricostruzione dei luoghi, dei dettagli, del
design, della dinamica dei congegni meccanici, lascia stupefatti. E sembra
quasi un paradosso che in tempi in cui il cinema scimmiotta in tutte le
salse lo stile videogame, proprio il film virtuale per eccellenza faccia
di tutto per essere il più vicino possibile ad un film “reale”,
anche nello stile registico che si ispira dichiaratamente al cinema fantascientifico
classico in cui le inquadrature non sono sempre frenetiche e c’è
anche spazio per momenti più meditativi. Era invece più
facilmente intuibile che la tecnica realizzativa avrebbe finito con prendere
il sopravvento sui contenuti e sulla storia, che solo a tratti (nei viaggi
onirici, nel finale) riesce a far intravedere le sue potenzialità
creative e sprazzi di poesia. Da questo punto di vista FYNAL FANTASY è
un film diviso in due, riflesso della sua doppia anima produttiva yankee
e giapponese. La prima impone al film le cadenze classiche dell’action
movie, con i suoi marines spaziali, i suoi salvataggi all’ultimo momento
e i suoi dialoghi stereotipati (tipo “il pianeta potrà morire ma
noi sopravviveremo....”), ma anche scene d’azione memorabili, per ritmo
e tecnica realizzativa degne del miglior James Cameron. La seconda invece,
che costituisce il nucleo della storia, si rifà alla tradizione
degli “anime” giapponesi (da AKIRA al più recente PRINCESS MONONOKE)
popolati da fantasmi, esseri mostruosi e bio-energie, tra afflati mistici,
animistici e venature ecologiste, che in questo caso si ispirano anche
alle teorie di J. Lovelock sull’”ipotesi gaia” (da queste è tratto
l’omonimo atlante) secondo la quale la terra costituirebbe un gigantesco
sistema vivente capace di auto-organizzarsi e auto-rinnovarsi per continuare
a vivere indefinitamente, intervento distruttivo dell’uomo a parte. E
che dire degli interpreti? In fondo gli attori americani non hanno poi
tutti i torti a preoccuparsi per il loro futuro lavorativo. Certo c’è
ancora parecchio da fare, la cura di certi dettagli è notevolissima
(vedere i capelli di Aki per credere) ma diversi tratti tradiscono la
loro artificiosità: nei primi piani del volto, nel dettaglio delle
mani un po’ stilizzate e nella deambulazione ancora leggermente innaturale.
Ma se creare un Sean Connery virtuale è ancora una fantasia irrealizzabile,
per quanto riguarda un campione di espressività come Ben Affleck
direi che ci manca molto poco…Scherzi a parte, una riflessione conclusiva:
è difficile fare previsioni su cosa riuscirà a produrre
in futuro il connubio cinema-computer graphics, un mondo che va avanti
alla velocità della luce se si pensa che il primo film della serie,
TOY STORY, ha solo cinque anni ma oggi, alla luce di FINAL FANTASY, sembra
già una reliquia medievale, comunque una cosa certa possiamo dirla:
mettete queste tecnologie nelle mani di un autore vero e la fantasia al
cinema, ne siamo certi, non avrà più limiti.
Voto: 26/30
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