
Da un po' di tempo a questa parte, Hollywood sembra aver sviluppato una
sorta di sottogenere che attraversa trasversalmente molti filoni del cinema
statunitense e che, con qualche acrobazia potremmo definire come della
"dietrologia della morte o del fato".
Proviamo a spiegarci: a partire parzialmente da SCREAM (1996) di Craven,
ma citiamo esclusivamente a memoria, tutta una serie di pellicole - nella
quale trova il suo posto anche un titolo come MATRIX - ha visto costruita
la propria trama attorno alla presenza più o meno palese di un destino,
o meglio di una qualche entità che controlla i meccanismi delle vicende
terrene, ma il cui agire, in un modo o nell'altro, può essere quantomeno
intercettato. Se ricordiamo titoli quali URBAN LEGEND, IL SESTO SENSO
o il suo quasi clone ECHI MORTALI, IN DREAMS, naturalmente THE BLAIR WITCH
PROJECT, per non parlare infine dell'ultimo Zemeckis WHAT LIES BENEATH
(visto a Venezia), ci troviamo di fronte ad una diffusa architettura narrativa
i cui meccanismi prevedono - al di là della scontata presenza di serial-killer
o simili - che i protagonisti vengano a contatto, divenendone consapevoli,
con un qualche disegno di morte (magari velato di paranormale) del quale,
senza un deciso intervento, sarebbero le vittime predestinate.
In questo particolare filone rientra di diritto anche FINAL DESTINATION,
uscito da noi senza troppa enfasi, ma discretamente premiato dal pubblico.
Il film di James Wong inserisce infatti nello scheletro di quello che
le prime inquadrature sembrano presentare come uno dei tanti college-movie,
l'esperienza del giovane Alex (Sawa) che, improvvisamente, si scopre veggente,
riuscendo ad avvertire l'incombenza di un disastro aereo, scampandone
assieme a pochi altri fortunati. Di lì a poco, grazie ad una serie di
guizzi d'intuito, scoprirà che per ognuno di noi (di loro…) la morte -
in persona, verrebbe da dire - ha già scritto le ore finali, e farà di
tutto per portare a compimento il suo progetto. E nel caso della scolaresca
diretta a Parigi, la vecchia signora con la falce aveva scelto perfino
l'ordine per la dipartita di ognuno di loro ma, vistasi beffare dal sogno
di Alex, andrà alla ricerca dei superstiti con l'intenzione di rispettare
la scaletta prevista. Ed ecco il punto debole del film, perché una volta
svelato il gioco, si perde d'interesse per gli sviluppi di una trama piuttosto
prevedibile, condita peraltro dalla presenza - direttamente da SHINING
o dal citato ECHI MORTALI - del solito negro onnisciente. Meglio, forse,
sarebbe stato lasciare la cosa nel vago anche se, in fin dei conti, questo
finisce col non pesare troppo, perché Wong costruisce - a parte l'ultima
con il cavo elettrico "vivente" - sequenze di una tensione tanto più acuta
quanto più prevista: con un meccanismo simile a molti meta-horror alla
SCREAM, non vi è dubbio che proprio in quel momento ed in quel luogo,
giusto quel personaggio dovrà morire, per cui la concentrazione di chi
guarda si rivolge piuttosto al "come" tutto ciò avrà luogo, facendo in
modo che ogni oggetto, ogni gesto ed ogni rumore si trasformino nel possibile
segnale dell'inevitabile. E' così che anche il dettaglio di una teiera
mette i brividi. Quasi insostenibile, in questo senso, la scena in cui
la classica insegnante non più giovanissima ma di sicura avvenenza, giunge
alla sua destinazione finale. Sono cose risapute ma vedere che ogni istante
può essere quello "buono" rende un po' più indigesta la pizza del dopo
film. Per il resto molti dialoghi sono fin troppo "scritti", il ritmo
qua e là latita, anche se il finale - anch'esso in parte già visto - lascia
gradevolmente aperta qualche porta (compresa, magari, quella per il sequel).
Voto: 26/30
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