Londra. Anno 2027. Un televisore di un locale pubblico trasmette la tragica
notizia che la persona più giovane del pianeta è stata assassinata, aveva 18
anni. Dal 2009, infatti, non nascono più bambini per ragioni non ancora
comprese dalla comunità scientifica e quindi l’umanità è ormai rassegnata
all’estinzione. Tra gli sguardi attoniti dei passanti di fronte alla notizia
dell’assassinio, Clive Owen si fa largo per comprare una bibita, uscire dal
negozio, rivolgendo appena uno sguardo sfuggente al televisore.
è possibile vivere il
presente sapendo che l’umanità sta per estinguersi? Solo a patto di
trascinarsi giorno dopo giorno senza alcuno scopo con l’atteggiamento di chi
tira a campare, proprio come il protagonista, che attraversa ogni
inquadratura della prima parte del film come se nulla lo interessasse,
distaccato, riluttante. Anche l’ennesimo attentato terroristico, in un
pianeta praticamente devastato dalla guerra, non lo preoccupa minimamente. A
muoverlo non è l’ostentazione di quella sicurezza che non gli accadrà
niente, come Robert Duvall tra le bombe di APOCALYPSE NOW, ma il
disinteresse per una vita che gli ha portato via suo figlio, ha rovinato il
rapporto con sua moglie e ha spento tutte le illusioni giovanili da
attivista politico.
L’unica persona con cui riesce a sentirsi ancora a suo agio è un eccentrico
e capellone Michael Caine, che vive isolato in un angolo nascosto della
foresta, circondato da musica, arredamento e fumo in puro stile hippy anni
’70.
è infatti il legame col
passato, l’immobilismo di una società senza futuro, un futuro che si è
fermato al presente se addirittura non è ulteriormente regredito, la chiave
di lettura di questo film. Un film di fantascienza, o comunque ambientato
nel futuro, in cui non ci sono macchine volanti o viaggi nello spazio, ma in
cui, al contrario, il protagonista Clive Owen deve seminare il gruppo
rivoluzionario con una vecchia auto che ha appena dovuto far partire a
spinta, scena divertente e ironica, quanto rappresentativa della regressione
che il conflitto globale ha portato alla società.
La visione del regista, dopo un inizio cupo e senza speranza, lascia spazio,
nel corso del film, alla trasformazione del protagonista, e con lui
simbolicamente dell’umanità, volenterosi di aggrapparsi, a qualunque
possibilità di riscatto e di rinascita a nuova vita.
Magistrali sono i piani sequenza di Cuaron, che integrano senza soluzione di
continuità effetti digitali e tecnica artigianale, confermando le qualità
del regista e la sua capacità di far convivere temi sociali e ritmo da
blockbuster.
Voto: 27/30
09:09:2006
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