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figli delle stelle
di
Lucio Pellegrini |
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28/30
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Pepe (Pierfrancesco Favino), Toni (Fabio Volo), Bauer (Giuseppe Battiston), Marilù (Claudia Pandolfi) e Ramon (Paolo Sassanelli) sono i FIGLI DELLE STELLE di Lucio Pellegrini, gli “eroi di un sogno”, come nel ’77 cantava Alan Sorrenti, che si improvvisano rapitori e prendono il politico sbagliato, il sottosegretario Stella (Giorgio Tirabassi) al posto del Ministro della Salute. Ognuno con la propria storia alle spalle, con più di 35 anni e non ancora un posto nel mondo, incarnano i precari cronici del XXI secolo, quotidiani attori, in carne e ossa, della situazione odierna, talmente critica da riderci sopra. “Dallo spunto realistico (una morte bianca al porto di Marghera) la vicenda si sviluppa nella totale affabulazione”, ci dicono il regista e i due sceneggiatori, Michele Pellegrini e Francesco Cenni, in conferenza stampa al Cinema Moderno di Roma il 19 ottobre. La loro scommessa è stata quella di rappresentare un racconto esistenziale attraverso i toni della commedia partendo da un disagio comune e generalizzato; fare un film totalmente ancorato alla realtà, una realtà sempre più contraddittoria, focalizzandosi però più sulle dinamiche tra i personaggi, ciò che li muove e la loro solitudine. Lo sguardo su di loro non è solo benevolo, è empatico. Come nei confronti del sottosegretario rapito, una mosca bianca, figura quasi eversiva nel corrotto e deprimente panorama politico incarnato invece dal Ministro (interessante interpretazione a sorpresa di Fabrizio Rondolino, per anni cronista politico de L’Unità, ex portavoce di D’Alema, scrittore e autore televisivo). Il sapore nostalgico c’è ed è innegabile: dalla scena dei soldi appesi che ricorda gli improbabili falsari Totò e Peppino ne LA BANDA DEGLI ONESTI (1956) alla condizione esistenziale dei disperati di Monicelli ne I SOLITI IGNOTI (1958). Il commando improvvisato - non certo dei nuovi brigatisti - si ritrova in Val d’Aosta in una casa che viene aperta dopo 30 anni, con tute da sci multicolore e molto vintage, “circondato” da una piccola comunità montana che, diventata complice dei sequestratori, prima si spartisce i soldi del riscatto e poi applaude al loro arresto. L’intenzione non è un finale assolutorio: buona la mosca bianca e buoni gli sgangherati rapitori. è semmai la denuncia di quell’orticello che ognuno di noi è intento a coltivare e insieme la constatazione, come afferma Favino, che “il mondo (e il modo) che fa funzionare le cose sembra stare sempre da un’altra parte, come se la velocità reale la decide qualcun altro e noi siamo sempre in corsa”.
24:10:2010 |
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figli
delle stelle Italia 2010, 102'
DUI: 22
ottobre 2010 |
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