Avanti un altro. Ormai il cinema hollywoodiano – preso in mezzo tra
un'annosa carenza di idee e un'onnivoro appetito postmoderno – occhieggia
famelico il mondo dei comics come serbatoio di idee, personaggi e narrazioni
da depredare per rimpinguare il proprio immaginario. Abbiamo guardato con
una certa benevolenza al BATMAN BEGINS di Nolan, agli X-MEN di Singer e allo
SPIDERMAN di Raimi, a volte più per affetto verso il regista che per
l'effettivo valore della trasposizione; ci siamo sciroppati tappandoci il
naso i vari GHOST RIDER, DAREDEVIL, ELEKTRA e chi più ne ha più ne metta.
Abbiamo visto Hollywood fare scempio delle graphic novel di Alan Moore, da
FROM HELL a V FOR VENDETTA, e innamorarsi perdutamente del cinema in potenza
che caratterizza le tavole di Frank Miller. Insomma, abbiamo visto cose che
voi umani... e continuiamo a vederne.
Ecco perché I FANTASTICI QUATTRO E SILVER SURFER sembra suggerire l'idea che
l'adattamento dal fumetto seriale al grande schermo assurga addirittura alla
categoria di genere, vista la coerenza tematica, estetica e narrativa del
corpus di trasposizioni finora prodotte.
Fuor di provocazione, è un dato di fatto che la stragrande maggioranza degli
adattamenti abbiano moltissimi tratti in comune, per non dire che vengono
girati in fotocopia: storie d'amore contrastate dai superpoteri e dalle
responsabilità che comportano, l'impossibilità di una vita “normale” e la
crisi legata all'accettazione delle nuove capacità, una diffusa ironia
(spesso veicolata dagli stessi poteri), la strenua lotta degli eroi con una
nemesi sempre battuta ma mai sconfitta definitivamente, eccetera eccetera.
Si tratta evidentemente di tematiche e linee narrative già ben presenti
nell'universo Marvel, che qui vengono appiattite e trasformate in una
matrice con cui stampare un film via l'altro. Dal punto di vista estetico,
invece, è la spettacolarità a dominare su tutto, con il larghissimo uso di
effetti speciali in digitale, di ralenti capaci rendere la plasticità
estrema di corpi e gesti, di riprese aeree spericolate. Un entertainment
costoso e curatissimo, anche divertente per chi è arrivato alla visione
della seconda o terza “copia” (o per chi ha meno di 12 anni), ma che rischia
di andare decisamente di traverso a chi è alla sesta o settima cucchiaiata
della stessa zuppa.
In definitiva, ciò che si può scrivere de I FANTASTICI QUATTRO E SILVER
SURFER è esattamente ciò che si potrebbe scrivere del primo I FANTASTICI
QUATTRO, dell'ultimo SPIDERMAN o di X-MEN SCONTRO FINALE: film tutti uguali
(e qui non è il solito luogo comune), in cui cambiano personaggi e divi, ma
la sostanza rimane sempre uguale a se stessa. Togli il ritorno del
villain Magneto e metti il ritorno del villain Destino, togli la
Torcia Umana che scherza con il fuoco e metti Wolverine che gioca con gli
artigli, togli le pene amorose di Spiderman con Mary Jane (la bellissima
Kirsten Dunst) e metti le pene amorose di Mr. Fantastic con la Donna
Invisibile (la bellissima Jessica Alba): cosa cambia? Nel fumetto, tutto.
Sul grande schermo, nulla.
Così, la maggiore sorpresa che offre un prodotto assolutamente stereotipico
come I FANTASTICI QUATTRO E SILVER SURFER è nascosta nei titoli di testa, in
cui fa capolino tra gli sceneggiatori un nome inaspettato: quel Mark Frost
che, con Lynch, creò più di quindici anni fa TWIN PEAKS.
Altri
tempi.
Voto: 23/30
16:06:2007 |