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Progetto affidato in origine a Paul Schrader che, a riprese praticamente
concluse, si è visto licenziare perché definito “poco Hollywoodiano”, questo
L'ESORCISTA: LA GENESI, che in definitiva porta la firma di Renny Harlin, a
partire da questo macroscopico barcollamento iniziale tradisce senza scampo
la propria natura di film “alimentare”. Il prequel del capolavoro di
Friedkin, quarto in ordine di uscita della saga, racconta del primo
esorcismo di padre Merrin, convocato in veste di archeologo presso uno scavo
in Africa, ma costretto a vestire l'abito talare per scacciare il consueto
demone di diretta filiazione luciferina che si scatena in una chiesa
sotterranea (?) di epoca bizantina (??) ritrovata in Kenya (???). Mettiamo
subito le carte in tavola: per me come per tanti altri L'ESORCISTA non
avrebbe dovuto avere seguiti di alcun tipo. Il furore iconoclasta dell'opera
di Friedkin avrebbe dovuto rimanere sospeso al termine del primo film, il
senso di opprimente ineluttabilità, di anti-trascendenza, la
rappresentazione fedele, per quanto si può immaginare, dell'alito demoniaco
avrebbe conservato il proprio significato se il significante fosse stato uno
ed uno soltanto. Così non è stato e ci siamo sorbiti due film che facevano
la spola tra l'appena sufficiente (quello di Boorman) ed il discreto
(quello, ignorante ma sincero, di Blatty) e che, al di là del valore
cinematografico, ridimensionavano senza possibilità di appello la carica
esoterica del capostipite. Se si fa eccezione per qualche passabile
intuizione scenografica (la già citata chiesa sotterranea), questo prequel
fallisce anche laddove Boorman e Blatty avevano tutto sommato fatto centro e
cioè nell'utilizzare la figura demoniaca a fini di purissima horror
exploitation, sfruttandone i debordanti aspetti archetipi e mettendoli al
servizio della riuscita del film in termini di efficacia. Perchè, detto tra
noi, questo L'ESORCISTA: LA GENESI oltre ad essere brutto in termini
pressoché oggettivi, non riesce nemmeno nell'intento, tutto sommato
abbordabile, di spaventare lo spettatore, così che, in epoca di finestre che
sbattono e gimmick assortiti, al termine del film non si è nemmeno raggiunto
il minimo sindacale di salti sulla poltrona. Facezie a parte, questo quarto
esorcista è un film pasticciato e grossolano, con una sceneggiatura
passabile ed una regia da dilettanti allo sbaraglio, affossato
definitivamente da un finale che sembra avere ambizioni moraleggianti (Merrin
è perseguitato dai ricordi delle brutalità naziste) e che, invece, va a
parare in un proverbiale scontro tra bene e male tra i più improbabili e
privi di pathos che si ricordino. Peccato davvero, perché con le possibilità
in termini di sviluppo tematico offerte dall'ambientazione “esotica” si
sarebbe potuto fare un bel film, ed invece Harlin si azzarda appena a
mettere in scena un patetico “esorcismo” africano ed uno scontro tra coloni
ed indigeni che per un attimo pare assumere le sembianze della favoletta
antirazzista ma che, fortunatamente, naufraga ancor prima di entrare nel
vivo. Orrendi, spiace dirlo visto che pare siano italiani, gli effetti di
computer grafica. Film brutto senza appello, ma tanto nella storia del
cinema alternativa (ovvero il migliore dei mondi possibili), L'ESORCISTA non
ha seguiti. Voto 14/30 10:12:04 |
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