
L’ Equilibrium dell’assenza, l’equilibrio
della convergenza razionale di tutti i nostri stimoli verso una gestione
avanzata del sistema “umano”. Questa la parabola che
Equilibrium di Kurt Wimmer ci
offre. Nell’annuncio illuminato del Grande Padre, riflesso sugli schermi
televisivi della città di Libria viene rivelata la nuova religione, quella
del Prozium: “Libriani: una malattia affligge il nostro cuore. L’odio ne è
il sintomo. La rabbia ne è il sintomo. La furia ne è il sintomo. La guerra
ne è il sintomo. La malattia è l’emozione[…] La cura Il Prozium.”
Le parole cadono come una spada di Damocle sugli abitanti di questo
“paradiso” futuro il cui “Inferno” (così anche nel film, il luogo oltre le
porte della Città, dove si rifugiano gli Infedeli, i ribelli) è
rappresentato da quell’altrove costruito dagli uomini attraverso l’Arte,
prodotto devastante delle emozioni.
Farenheit 451 (1966, François Truffaut dal romanzo di Ray Bradbury,
in piena science-fiction) galleggia nell’aria malsana di questa città
claustrofobia ed annichilente, dove le ombre a volte scompaiono fra i
palazzi, negli anditi dove le spie di questo regime si incontrano con la
Resistenza. Berlino, il Palazzo di Giustizia, il Reichstag dove Hitler ha
trovato la morte, e la Porta di Brandeburgo fanno da suggello architettonico
al regime totalitario già raffigurato nel delirante
Brazil (1985) di Terry
Gilliam.
Il Cleric John Preston (Christian Bale), militare d’alto rango e
preparazione del Grammaton, una divisione posta al controllo dell’efficace e
regolare assunzione del Prozium, inibitore farmacologico delle emozioni,
scopre che il suo collega Partridge (Sean Bean) nasconde i libri sequestrati
durante il giorno. Una notte lo scopre mentre sta leggendo un libro di W.B.
Yeats , una raccolta di poesie: il giorno stesso Partridge aveva cercato,
inutilmente, di salvare “La Gioconda” dal rogo imposto dal divieto del
Tetragrammaton, l’entità “Padre”. Questa parola, formata dalle quattro
lettere ebraiche YHWH traslitterate in IAUE o Yahweh, corrispondono al nome
di Dio, che non può essere pronunciato.
Preston, i cui ordini sono di uccidere qualsiasi persona, anche un Cleric se
contravviene alle leggi dello Stato attraverso il reato di emozione, seppure
titubante spara al collega Partridge, che muore declamando gli ultimi versi
di una poesia di Yeats. La mattina dopo Partridge viene sostituto da Brandt
(Taye Diggs), molto sospettoso e indagatore a tempo pieno di tracce di
emozioni negli altri. John Preston la mattina dopo dimentica “l’intervallo
del mattino” di Prozium e continua a non prenderlo nei giorni seguenti.
Inizia a cambiare: i ricordi aleggiano nella sua mente, sogna l’arresto
della moglie ed il suo ultimo bacio, dubita e alla fine si rende consapevole
di quanto abbia bisogno delle proprie emozioni. L’incontro con un cagnolino
condannato a morte dal regime segna il definitivo passaggio alla Resistenza.
Il combattimento con decine di guardie è una spettacolare sequenza di Gun
Kata che fa apprezzare, nel loro minimalismo scenografico, un’arte marziale
ideata dallo stesso regista e sceneggiatore Kurt Wimmer appositamente per il
film. Questa tecnica usa le pistole come arma principale, e basandosi sul
calcolo delle traiettorie angolari dei proiettili, riesce a sfruttare tutti
i colpi dell’attacco prima che venga approntata una difesa sufficientemente
adeguata.
L’asciuttezza di un film non pretenzioso e verosimile, il concetto coerente
di riproporre tematiche e scenari sociali di gusto apocalittico, è un
leit-motiv della science-fiction cinematografica odierna, sulla scia di
libri come “1984” e “Animal Farm”di George Orwell insieme a “Brave New
World” di Aldous Huxley.
L’ incontro di Preston con una donna della Resistenza (Mary O’Brien,
interpretata da Emily Watson), le indagini su Partridge e la consapevole
acquisizione di quanto sia alto il prezzo delle proprie emozioni, lo
convincono ad incontrare Jurgen, il capo della Resistenza, e con lui
programmare il piano per uccidere il “Padre”.
Nelle scene finali, di forte impatto visivo, si scioglie il nodo centrale ed
illusorio del regime: il “Padre”, morto da tempo, è stato sostituito dal
capo dei Cleric (Angus Mac Fayden) che attraverso l’ologramma mantiene il
contatto televisivo coi propri utenti-consumatori riverberando il vecchio
lassioma di Mac Luhan ”Il mezzo è il messaggio”.
“Ultraviolet” è il prossimo film in produzione di Zimmer (datato per ora
2004).
Sito ufficiale
Voto:24/30
17.07.2003
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