|
|||
Se
ne potrebbe parlare per un anno intero. Dai suoi cortometraggi di finzione
Lalou chiede distanza e ne ottiene il doppio. Letteralmente Tra di Noi
racconta di un isola, di una famiglia, della pace, della paura, della
morte. Il continente di idee e sentimenti è un atollo a poca distanza
dalla Bretagna sui cui rimbalzano disperdendosi le luci notturne della
città dall'altra parte del mare. Un mare ripreso con insistenza, affresco
di un colore dominante, il grigio che si nasconde nel blu. E' oceano freddo
e calmierato da morbide correnti, è acqua che rompe gli scogli nei giorni
dove parla soltanto il forte vento. Si traduce in poesia l'opera prima
del regista che nell'87 è entrato a far parte dei "Film D'ici" con cui
ha prodotto anche il film in concorso Avec Tout mon amour di Amalia Escriva.
Tuttavia non è la licenza poetica che cerca di ottenere, bensì un faro
acceso sull'eterno bisogno-timore dell'uomo, la solitudine. L'età, come
il tempo, che entra a far parte di uno stato di quiescenza, non ha più
importanza se non fosse per chi ne ha. Come poter dire a tre giovani nel
guado tra la pubertà e l'adolescenza che i minuti, le ore e gli anni contano
solo alle ricorrenze? Emmanuelle Grangé nel ruolo della madre, è l'unica,
per dolore, capace di assorbire lo spazio-tempo. Ma la disgregazione della
comunità familiare iniziata con la misteriosa scomparsa del padre confina
ancora di più questa figura di donna in un ineluttabile percorso verso
l'autodistruzione. Qualcosa muore e qualcuno deve ricominciare a vivere.
Per consegnare tutto allo spettatore, il regista sceglie il principio
latino del "in medium". In parte cercando la realistica sembianza delle
cose con la telecamera a spalla in un fare simile al Dogma, in parte costruendo
la metafora con lunghe inquadrature fisse su paesaggi senza fine. In questo
senso anche Angelopulos che però firma una coerenza che Lalou sceglie
come maschera per due stili non sempre complementari. Il dramma che si
consuma ha la stessa profonda e insondabile lentezza delle tragedie greche
e, anche se siamo abituati ad un cinema francese implosivo, poco loquace
e talora poco scorrevole, ci piacerebbe sperimentare visivamente qualcosa
di leggermente diverso. Sono gli unici nei ma non mi sembrano trascurabili. |
|||
Sandra SALVATO |
|||
|
|||