Ispirato a vari casi di cronaca. Il brillante
avvocato Erin Burner (Linney) accetta, per farsi pubblicità, di occuparsi
del caso di padre Moore (Wilkinson), un prete accusato di omicidio colposo
in seguito ad un tentativo di esorcismo dai tragici esiti effettuato su
un’adolescente (Carpenter). Dapprima scettica, la donna si convince presto
della buona fede del prete, anche perché lei stessa sembra essere presa di
mira da presenze malvagie intenzionate ad impedire il giusto svolgersi del
processo.
Un soggetto sfizioso che poteva rinnovare l’ormai datato filone esorcistico
grazie ad un punto di vista razionalista ed al riferimento a fatti realmente
accaduti, viene dissipato da una sceneggiatura (firmata dal regista con Paul
Harris Boardman) che anziché fondere le due dimensioni del film, quella
horror e quella giudiziaria, ne accumula i rispettivi stereotipi, condendoli
con dialoghi che oscillano continuamente fra il didascalico e il
superficiale. Ma ciò che per l’ennesima volta rovina gran parte del lavoro
sono gli orribili effetti digitali, che potrebbero impressionare giusto un
alunno della scuola materna: se c’è un genere allergico al digitale, quello
è proprio l’horror. Ridateci Bava e le tarantole meccaniche di Rambaldi!
Peccato, perché la bellissima fotografia dell’eastwoodiano Tom Stern trova
le tonalità giuste fra realismo e suggestioni simboliche e la Carpenter,
adattissima anche fisicamente, offre un’ottima prova (ma è l’unica di tutto
il cast), ed a sprazzi riesce da sola a rendere il senso d’angoscia di chi
si trova abbandonato in una situazione che nessun altro può comprendere.
Derrickson, anche sceneggiatore per Wenders, confeziona onestamente ma non
riesce ad evitare del tutto il disastro. Piuttosto imbarazzante.
Voto:
18/30
05/10/2005 |