ELEPHANT
di Gus Van Sant
Con: Eric Deulen, Alex Frost

di Loris SERAFINO


In un liceo americano uguale a tanti altri, tutto sembra procedere come di routine. Nelle aule, negli asettici corridoi e nella mensa dell’istituto si susseguono senza sosta le attività scolastiche, i patemi adolescenziali e le chiacchiere degli studenti. Un giorno, inspiegabilmente, due studenti si presentano all’istituto armati fino ai denti e fanno una strage. Nulla, nel comportamento che i due giovani avevano tenuto nei giorni precedenti il fatto, poteva far presagire uno sviluppo simile. Ispirandosi ai fatti di cronaca accaduti alcuni anni fa all’istituto Columbine, Van Sant torna ad un cinema più personale e riflessivo per raccontare una apparente "non storia" in cui la follia emerge dalla normalità (ammesso che abbia ancora un senso utilizzare questi termini), senza alcuna possibile spiegazione razionale. Non c’è degrado, non c’è povertà, non c’è violenza rimossa che possa in qualche modo permettere a noi spettatori di farcene una ragione, il solito rozzo determinismo sociologico non è più in grado di rassicurarci. Ci sono solo questi ragazzi: costantemente tallonati dalla cinepresa appiccicata sulle loro nuche, eppure così lontani, enigmatici, imperscrutabili. Un tema sicuramente attuale e importante, purtroppo penalizzato da scelte stilistiche cinefile troppo prevedibilmente “da festival” (e da premio): freddo e stilizzato, con interminabili piani sequenza, le stesse scene riproposte da più punti di vista e Beethoven a fare da tormentone sonoro. Uno stile anestetizzante che sembra più una dichiarazione di resa nei confronti di una possibile comprensione, piuttosto che un invito ad una riflessione lucida. Meglio, a questo punto, la spontaneità irrequieta e sanguigna di un KEN PARK.
 

Voto: 24/30

02.11.2003

 


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