ELEPHANT
di Gus Van Sant
Con: Eric Deulen, Alex Frost
di V. DI MICHELE


Un caso contraddittorio, accolto da pareri discordanti, quello di Elephant di Gus van Sant. Un film che arriva per molti versi in ritardo rispetto, per esempio, a Larry Clark, inserendosi nella non semplice prospettiva del dopo Bowling a Columbine. L'impressione diffusa è che ElePHant abbandoni l'originalità in favore di un glamour di segno negativo, vagamente fascista nell'assunto di base, evitando le spiegazioni del caso. Van Sant non sembra interessato ad analizzare la strage scolastica compiuta da due adolescenti, nonostante si abbandoni, con imperdonabile didascalismo, a sequenze che suggeriscono l'alienazione dei ragazzi (programmi sul nazismo in tv, videogames violenti). Van Sant si pone come osservatore esterno, che segnala i movimenti di una giornata scolastica come tante da punti di vista diversi, limitati semmai a concettualizzazioni da film giovanilistico. Non è chiaro l'intento di Elephant, che oscilla tra voyerismo (la strage) e scene interessanti, tra le quali almeno una (il cammino compiuto da uno dei protagonisti nel campo da football) da ricordare. Un passo indietro rispetto a Gerry, più elegante e meno forzato. E meno artificiale: il malessere degli Stati Uniti merita di più, forse, di un album di figurine.

 

19.05.2003