
Dall'omonimo romanzo di Stephen King. Henry, Jonesy,
Pete e Beaver, quattro giovani uomini legati da un profondo sentimento
d'amicizia sin dall'infanzia, condividono straordinarie capacità telepatiche
e di preveggenza ma anche un comune destino di infelicità e malessere
esistenziale (Jonesy si salva miracolosamente da un tentativo di suicidio).
Durante l'annuale incontro di caccia al cervo in una baita in mezzo ai
boschi del Maine, i quattro cercano un po' di serenità cazzeggiando come
degli adolescenti e lasciandosi andare ai ricordi (in particolare all'evento
che ha cambiato il destino di tutti, l'incontro con uno strano ragazzino
dotato di poteri paranormali di nome Duddits), ignari del fatto che un
terribile morbo sta cominciando a diffondersi nella foresta intorno alla
baita. L'arrivo in zona di voracissimi vermoni parassiti (che non vedono
l'ora di fuoriuscire dall'orifizio posteriore dello sventurato di turno) e
di uno squadrone dell'esercito specializzato nella disinfestazione dagli
E.T, non fanno presagire nulla di buono circa il regolare proseguo della
battuta di caccia. Fanta-horror dai risvolti demenziali che punta sullo
spiazzamento dello spettatore con continui colpi di scena e cambiamenti di
registro. Forse un Tim Burton d'annata avrebbe potuto trasformare questa
acozzaglia di triti temi kinghiani (il romanzo a suo tempo era stato accolto
freddamente dai fedeli lettori dello scrittore americano, accusato di
auto-citarsi in più di qualche occasione) in qualcosa dotato di spessore.
Kasdan (ormai è un classico il suo GRANDE FREDDO) dirige e sceneggia
(insieme a William Goldman) con attenzione ai dettagli e solido mestiere
nella confezione ma imprevedibilità e spregiudicato humor nero possono
rivelarsi armi a doppio taglio se non si sa osare fino in fondo. E così la
storia di questo gruppo di amici d'infanzia catapultati loro malgrado ai
confini della realtà (e che nella baita del Maine si comportano come quegli
studenti universitari sfaccendati in perenne fuoricorso che si vedono nei
film italiani) finisce con il trasformarsi in un cartone animato in cui
tutto è ammesso, con la conseguenza che la tensione narrativa (che dovrebbe
raggiungere il top nel finale) va a farsi friggere. Una curiosità sul
tormentone che ricorre tra i membri del gruppo: SSDD (stesso schifo, data
diversa) nella versione inglese faceva "Same Shit Different Day", mentre nel
romanzo era stato tradotto malamente con SMAG, "Stessa Merda Altro Giorno".
Link:
http://www.warnerbros.it/movies/dreamcatcher/
Voto: 21/30
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