
Un motore di jet che piomba in casa e segna l’inizio della fine del mondo.
Conigli inquietanti.
Presentato in un’esauriente versione Director’s Cut, in grado di rendere
pienamente giustizia alla complessità simbolica e narrativa del film, DONNIE
DARKO arriva a Venezia preceduto dalla propria fama di cult movie per i
giovani americani in fase di riscoperta di Philip K. Dick e compagni (di
merende). E proprio da Philip K. Dick e dalla fede cieca del geniale autore
americano nella possibilità di sfrangiare il tessuto del tempo e dello
spazio discende Donnie Darko, che, pur non avendo per soggetto un racconto
dello scrittore, si muove sulle stesse coordinate di para-scienza (o
iper-scienza) tanto care all’autore di “Ubik”. La storia è quella di Donnie
Darko, adolescente della middle class americana che, alla fine degli anni
ottanta si trova a dover fare i conti con un’entità che gli preannuncia il
collasso del nostro universo ed il conseguente annullamento della vita
umana. Pur all’ombra di questa premessa, DONNIE DARKO dimostra da subito di
non essere un film “apocalittico” in senso proprio, ma piuttosto di giocare
con lo scorrere del tempo a countdown per analizzare certi isterismi dei
rapporti interpersonali ed alcuni tic sociali di una particolare (e
fondamentale) epoca della storia contemporanea degli Stati Uniti. Il
personaggio di Donnie (Jake Gyllenhaal, bravissimo) è a tutti gli effetti il
prodotto della propria società, una goccia impazzita nell’oceano, al quale è
data facoltà di scrutare oltre. Non solo oltre il velo del tempo, ma anche
oltre i comportamenti di chi lo circonda, oltre le menzogne degli
imbonitori, oltre le dinamiche dei rapporti tra le persone. In questo senso
DONNIE DARKO è una pellicola intelligente, smaccatamente citazionista a
tratti (da Incontri Ravvicinati Del Terzo Tipo
a Ritorno Al Futuro), ma
mai grossolana; notevole anche l’impianto simbolico che sottende al film,
mutuato in parte da teorie di iper-fisica ed in parte confezionato ad arte
da Richard Kelly con grande attenzione alla coerenza interna dei
riferimenti. Da riscoprire.
Voto 28/30
07:09:04
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