
Universo e metauniverso compaiono in questa prima
pellicola di Patricia Cardoso, regista colombiana, trasferitasi nel 1987 in
America, è antropologa e archeologa, ella descrive con una moltitudine di
colori e sfumature caratteriali la vita di una famiglia sudamericana,
stanziatasi a Los Angeles, per poter lavorare e vivere dignitosamente. Essa
esprime in questo film i disagi di coloro che vivono ai margini della
società, e gli scontri generazionali e culturali che colpiscono i giovani
nati sì, in queste comunità ai margini, ma di cui si sentono legati solo in
parte, perché oramai facenti parte di una nuova realtà, grazie anche alla
frequentazione di scuole. La Cardoso, sviscera con estrema serenità e
brillantezza, problematiche che colpiscono tutti i paesi
industrializzati.Nelle ambientazioni in cui la regista cala i suoi
personaggi, è individuabile una America dentro l’America stessa, i luoghi
paiono esotici, fuori dai canoni classici, questi abitanti, hanno creato una
sudamericatown!, in cui le pareti colorate da murales variopinti con
raffigurazioni di generi alimentari tra i più svariati, appartengono ad una
tradizione grafica e semantica latina. Con le nuove generazioni le
differenze culturali, vengono ad appiattirsi, a livellarsi per creare
uniformità con i mondi circostanti, come per la giovane protagonista del
film, Ana (America Ferrera), per la quale è importante la tradizione di
famiglia, ma si accorge anche che il mondo va oltre, ed è costituito di più
emisferi, e che essi si devono intersecare, devono fondersi per poter vivere
al meglio, non si può prescindere dall’evoluzione, soprattutto non ci si può
abbassare di fronte ai cliché. Ana, è la più piccola della famiglia, sta per
diplomarsi, ed ha grandi velleità per il suo futuro, il suo insegnante la
sostiene e cerca di incitarla nel proseguire gli studi, ma la madre della
giovane (Lupe Ontiveros attrice sudamericana, che ha sempre interpretato
ruoli secondari), cerca in tutti i modi di sviarla da quelle che secondo lei
sono perdite di tempo, cioè gli studi scientifici, ella vuole che la figlia,
dimagrisca e divenga buona da marito, mantenendo sino a quel giorno la sua
verginità! Tutti canoni a cui Ana non si sente di assoggettarsi, lei così
caratterizzata da un’intelligenza frizzante e pronta a combattere per i suoi
ideali, fiera delle sue rotondità da donna vera, che la madre denigra ad
ogni passo, una metodologia per annientare la sua personalità, ma che con la
ragazza non funzionerà, perché consapevole delle sue possibilità. Ana
essendosi licenziata dal fast food ove lavorava sino al diploma, comincia
costretta dalla madre a lavorare presso la sartoria di Estela(Ingrid Oliu),
la sorella, che confeziona abiti di lusso, creati con stoffe preziose ed
evanescenti, taglie esclusivamente 42, che per pochi dollari, Estela è
costretta a venderli agli sfavillanti negozi del centro di Los Angeles. In
un primo momento scettica, boriosa e irosa a causa del rifiutato
proseguimento all’istruzione, Ana si ribella bruciando un vestito, ma man
mano, entra spiritualmente nel lavoro di gruppo creato dalle “sartine” a
cottimo, cercando in tutti i modi di aiutare la sorella; capisce
l’importanza di quel lavoro faticoso, ma creativo, e soprattutto sottopagato
e svilito da parte delle rivenditrici, bianche e snelle! Alla fine della
stagione estiva-lavorativa, Ana vince la borsa di studio per il College, il
padre capisce l’importanza di quella possibilità per la figlia e contro il
volere della moglie, la accompagna a spiccare il volo della vita verso New
York! La colonna sonora, frizzante ed emozionante, in cui compaiono brani di
Manu Chau ed altri, ci riporta tutti brani in lingua spagnola, che donano
ritmo alla già scorrevole sceneggiatura del film. La pellicola ha
partecipato al Sundance film festival di Robert Redford, accaparrandosi il
Premio del Pubblico, e il premio della giuria alle attrici.
Link: http://www.bimfilm.com
Voto: 28/30
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