
Di film (e fiction televisive) ispirate a fatti di cronaca italiana ce
ne sono (e sempre ce ne saranno) fin troppi. Soprattutto se ad occuparsene
è la televisione, nella maggior parte dei casi capita di assistere ad
opere costruite attorno al nucleo emozionale di tali avvenimenti, nella
volontà di far leva sulla compassione dello spettatore, trascurando e
dimenticando l'importanza dell'originaria componente di fiction di qualunque
prodotto (para-)cinematografico. In altri termini, spesso si trascurano
forma e meccanismi narrativi in favore della semplice storia da raccontare.
Francesca Archibugi ha scelto di costruire il suo DOMANI a partire dalle
vicende del terremoto che colpì Umbria e Marche nel 1998, ma ha evitato
tutto questo.
In che modo? Innanzitutto ha ricostruito un paesino, Cacchiano, che è
uguale alla maggior parte dei piccoli centri di quelle parti, ma non è
nessuno in particolare. E' piccolo, un po' arroccato, le strade strette,
le case che sembrano arrampicate e la chiesetta è arricchita da un affresco
di Beato Angelico. E poi non ci sono date, riferimenti troppo precisi
alla cronaca e nemmeno l'immancabile, in questo casi, didascalia finale
che ci informa che, nonostante siano passati tre anni, i terremotati dell'Umbria
vivono ancora nei container. Particolari interessante, anche alla luce
di una distribuzione oltre i confini italiani, dove il film potrebbe vivere
di se stesso e non - come dicevamo in apertura - della storia che si porta
dietro.
E ancora: praticamente da sempre, l'Archibugi narra storie di bambini,
spesso colti proprio nei difficili momenti della crescita. E anche qui
accade lo stesso, ma a differenza di opere "troppo scritte" e scontate
come l'ultimo L'ALBERO DELLE PERE, la regista ha scritto il suo romanzo
di (prima) formazione proprio a partire dagli sconvolgimenti che un terremoto
- che così resta quasi sullo sfondo - porta nella vita di chiunque. Non
è allora la storia del terremoto (pur presente, è chiaro), ma delle sue
conseguenze sul quotidiano di tutti e su quello dei bambini (soprattutto
di due bambine) in particolare.
Come tutti gli eventi catastrofici, anche un sisma mette a nudo tante
cose: crisi coniugali, solitudini, difficoltà ma magari anche il lati
migliori di chi si credeva malvagio. La forza di DOMANI sta proprio in
questa molteplicità di storie intrecciate attorno alla radice comune del
terremoto: c'è quella del vicesindaco che dimentica moglie e figli per
aiutare il suo paese; quella conseguente che vede protagonisti proprio
la donna (Ornella Muti) e un giovane (Mastandrea) con la madre malata;
i primi amori dei giovanissimi; la crisi del restauratore straniero; ecc.
Ed anche questo è un ottimo sistema per evitare la retorica del dolore
e della disperazione.
Un ultimo cenno va alla scelta degli attori. Ornella Muti forse con questo
film ha trovato una nuova dimensione d'attrice: ormai - per ovvie e spietate
- ragioni anagrafiche non è più una donna fatale, ma la madre stanca e
senza trucco, in crisi come la sua famiglia. Mastandrea sta diventando
una certezza, misurato e romanesco senza diventare insopportabile. Marco
Balliani, che viene dal teatro, regge bene il ruolo di personaggio principale.
Voto: 27/30
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