district 9

di Neill Blomkamp

con Sharlto Copley, Mandla Gaduka

di TOBEB

 

18/30

 

"...Vissi al 5% ..."
E. Montale


Forse ci sono delle ragioni personali alla base delle mie considerazioni (negative) su District 9;
Mento se dico di non conoscere Neill Blomkamp o di non avere atteso con una certa trepidazione questo suo primo lungometraggio;
(Neill Blomkamp in realtà lo conoscete anche voi, ricordate la sorprendente citroen-transformer ballerina stravista in tv e poi su youtube? Ecco era lui);
Accanto all'attività di eccelso animatore 3D, regista pubblicitario, illustratore iperrealista, Blomkamp ha maturato anche un suo percorso espressivo brevettato che, un po' come nella CG, si adopera, in prima istanza, a integrare elementi artificiali nella realtà (realtà squallida, spesso non cinegenica, inevitabilmente documentaristica) e ad analizzare tutto quello che ne consegue (implicazioni ambientali, morali, politiche, umane);
Raggiunta la vetta di questa disciplina, pioniere del mockumentary, ora tanto di moda, ha l'occasione meritata, prima di lavorare su un progetto colossale (Halo) (misteriosamente stallato), poi di rimettere le mani su un suo vecchio progetto, manifesto di una cinematografia allora da venire (era il 2005, le contaminazioni LQ erano soprattutto una teorizzazione): "Alive in Joburg";
Due le opportunità che renderanno possibile questa produzione: il patrocinio di Peter Jackson e un budget di 30mln di dollari (che NB fuori dall’Italia è considerato “low budget”);
"Alive in Joburg" () è come spesso accade, il proto di district 9 (sua versione lunga); c'è già tutto (e c'è di più); Blomkamp (sudafricano, classe 1979) conosce ciò di cui parla e ce lo presenta in pochi minuti, non mentendo neppure filologicamente, lavorando in LQ con l'onestà intellettuale necessaria e proponendoci in effetti un piccolo capolavoro di fantascienza postmoderna e politica (che pure/finalmente rinuncia ai facili entertainment narrativi occidentali, immergendo le vicende in un presente preoccupato, ancora impreparato a dar sentenze); si affida alle approssimazioni obbligate dalla tecnica (volgendole a suo favore); non spiega, non snocciola facile sci-fi e da’ per assodato (o indecifrabile) molto;
District 9 ripropone intatto il soggetto geniale del 2005, che ancora oggi ci stupisce: l'invasione aliena è avvenuta, un enorme disco staziona nella troposfera; rispetto alla cinematografia in merito, le cose sono andate diversamente però: non è New York, non la Tokyo di Dagora, è la metropoli più a sud del mondo, Johannesburg, a essere testimone dell'evento; (dire Johannesburg o dire District 9 è un po’ la stessa cosa);
La nave (forse alla deriva) ospita milioni di alieni denutriti e in condizioni da deportazione (bipedi di evoluzione artropoda dalle fattezze mostruose);
I terrestri li accolgono prima cristianamente, stipandoli in intuibili CPT, poi, smorzato l’entusiasmo e dopo 20 anni, patiscono soprattutto la seccatura della convivenza forzata; ed eccoci a vedere con altri occhi la metafora di ogni difficile integrazione;

Quindi cosa c'è che non va?
(tanto più se in giro leggete/sentire solo elogi entusiastici e belle parole su questo film)

Blomkamp/Jackson decidono di adattare la storia per il grande pubblico non rischiando e pagando il caro prezzo di rimanere solo un discreto film di fantascienza e non la pagina di storia del cinema che doveva essere.
Purtroppo District 9 è addomesticato al qualunquismo Hollywoodiano, diluito al compromesso della produzione commerciale, rinuncia ai formati con cui dovrebbe effettivamente essere girato, sostituendoli con l'evocazione di essi (comuni e costosissime macchine da presa professionali patchate da finti tg); riduce a macchietta la commistione audiovisiva tanto decantata e vengono meno i punti di vista stranianti del privatfilm o in videosharing style;
Tutto è finto e calibrato, reso comune e digeribile; spiegato o doveroso di una spiegazione (nessuno la pretendeva)
E poi che c’entra la storia di Wikus Van De Merwe, inutile "viaggio dell'eroe", fiction telefilmica scontata e patetica che ci dice che stiamo vedendo un film;
District 9 è come non doveva essere e tradisce tutte le sue premesse, utilizzando solo il plot vincente, già nel soggetto originale, che certo lo colloca al di sopra della proposta media (garantendogli incasso); (è il secondo caso di capolavoro perduto dopo Cloverfield e per i medesimi errori);
Si intravede il progetto (l’abitudine) dell’industria USA di ritardare il più possibile l’ingresso del low cinema, prodotto del basso, di veicolare furbescamente la sperimentazione, al costo di mentire, di falsare la visione o accomodarla al gusto facile/becero del pubblico dei multiplex;
Dunque, appena la sufficienza al giovane Neill tentato e toccato dal demonio, caduto nell'inganno, sufficienza che lo mortificherà, che lo costringerà a ripiegare alle sue origini e a nobilitare i linguaggi cristallini e necessari a raccontare le storie già nelle sue intenzioni non cedendo ai complimenti di un ormai ebbro Peter Jackson o ad altre morbidezze narrative (e forse tornare tra i miei autori preferiti);
(ma si parla già di un seguito di district 9, purtroppo dal budget milionario);
(altro da Neill Blomkamp qui, e qui)

 

04:10:2009

district 9

Regia Neill Blomkamp

Stati Uniti 2009, 112'

DUI: 25 settembre 2009
Sony

Fantascienza