PICCOLI AFFARI SPORCHI
di Stephen Frears

Con: Audrey Tautou, Chiwetel Ejiofor, Sergi Lopez, Sophie Okonedo

di Paolo FAZZINI


Presentato alla 59^ Mostra del cinema di Venezia, Piccoli affari sporchi - Dirty Pretty Things è l’ultimo film scritto e diretto da Stephen Frears. Il film affronta la problematica situazione degli immigrati nella Londra dei nostri giorni, il sempre più difficile inserimento di un’umanità multicolore costretta a lavori clandestini che permettano la sopravvivenza. Okwe (Chiwetel Ejiofor) è un nigeriano a Londra che offre la propria manodopera anonima e invisibile affinché l'ingranaggio della mitica città non si blocchi mai. Tassista di notte e recezionista in albergo, Okwe condivide a turno l'appartamento con una profuga turca, Senay (Audrey Tautou), cameriera nello stesso albergo. L'equilibrio delicato tra questi due figli della miseria verrà sconvolto dalla polizia dell'immigrazione, da criminali incalliti, da traffici oscuri e violenti, e dall'amore. La vicenda si tinge di giallo quando il protagonista trova, nel water di una stanza dell’hotel, un cuore umano. “E’ un simbolo legato al personaggio del nigeriano Okwe, che all’inizio del film è chiuso in se stesso, pensa solo a portare avanti il suo doppio lavoro di tassista di giorno e portiere di notte.” ci ha spiegato Stephen Frears durante il nostro incontro veneziano “Il cuore inoltre è dove, simbolicamente, risiedono tutti i sentimenti. Il protagonista, infatti, con il procedere della storia si trasforma, diventa più umano, diventando così un’eccezione e distinguendosi dalla massa. La storia aveva bisogno di questo personaggio perché sono convinto che se crei un personaggio cattivo non dici niente a nessuno.” L’affresco londinese notturno che Frears riesce ad intessere e mostrare è affascinante, scuro, profondo. I personaggi, costretti ad una vita sotterranea, si muovono come insetti invisibili in un sottobosco popolato da viscidi approfittatori ruffiani. Lo scontro con le cariche ufficiali si sfiora soltanto quando entra in scena la polizia. Per il resto rimane un gioco sporco giocato tra chi nello sporco è costretto o si compiace di viverci. Ma Frears non esplode mai nella denuncia loachiana e sceglie di usare un tono (che gli è sempre stato proprio) sospeso tra lo spettacolo e l’alto professionismo. Rispetto alla scelta di argomenti così drammatici il regista ci ha spiegato “Questo film mi sembra la giusta sintesi tra il film hollywoodiano e quello europeo. C’è una parte di me sceglie di dedicarsi a temi seri e un’altra che ama affrontarli con atteggiamento frivolo. La stessa vita a volte è triste e altre è buffa. La sceneggiatura di Piccoli affari sporchi è malinconica senza essere pesante. Sono convinto che si riesca a comunicare di più con un film divertente e gradevole che non con un documentario sociale su determinati problemi.” A Frears manca forse l’aggressività, la cattiveria per maneggiare in maniera incisiva tali personaggi (d’altra parte egli stesso ci ha confessato “Vivo a Londra, in una bella casa posta in uno dei migliori quartieri della città! Conduco una vita che potrebbe definirsi ‘borghese’!”) e la tensione che la vicenda riesce a creare nella prima parte del film non mantiene le promesse nel finale, troppo prevedibile e ‘dalla parte dei buoni’. Piccoli affari sporchi rimane un film piacevole e interessante, un buon prodotto che però non farà male a nessuno. Speriamo che almeno aiuti qualcuno a riflettere.
 

Voto:24/30

03.10.2003

 


::: altre recensioni :::