
il Film è tratto dai ricordi di gioventù
scritti da Ernesto Guevara De La Serna ed Alberto Granado, raccolti
rispettivamente in "Latinoamericana" e "Un Gitano Sedentario".
è la storia del viaggio
di due amici, Ernesto, 23 anni, laurando in medicina ed Alberto, 29
anni, biochimico, in sella ad una vecchia Norton 500, La Poderosa.
Partendo da Buenos Aires per arrivare a Caracas attraverso
l'Argentina, il Cile, il Perù, la Colombia e il Venezuela, scoprono le
bellezza naturali, la storia, ma anche i grandi problemi dell'America
Latina dei primi anni '50: gli indios sull'orlo dell'estinzione, la
persecuzione politica, la disoccupazione.
Il film è idealmente diviso in due parti: la prima, in cui i due
viaggiano in sella alla Poderosa, è più leggera, scorre via veloce, è
la storia di due ragazzi che fanno il viaggio che tutti vorremmo fare
alla loro età, sognando avventura e fidanzate in ogni villaggio; la
seconda parte inizia quando la Poderosa tira le cuoia, ed il viaggio
prosegue con mezzi alternativi (a piedi, in autostop o in battello),
ed è la parte in cui comincia il viaggio interiore dei due; il
viaggio che, nelle intenzioni del film, avrebbe dovuto lasciare, nel
cuore di quel ragazzo che sarebbe diventato l'icona che tutti
conosciamo, le prime tracce di coscienza civile e politica. Attraverso
vari incontri i nostri "viaggiatori" toccano con mano le ingiustizie e
la povertà, osservano stupiti le rovine di Machu Picchu chiedendosi
come mai una civiltà così evoluta fosse stata sterminata, curano i
lebbrosi con infinita umanità ed infine si dividono andando ognuno per
la propria strada con una diversa consapevolezza (si incontreranno
dopo 8 anni). Se la prima parte, più scanzonata, è divertente e girata
bene, con uno stile quasi documentaristico, il film si perde un pò
nella seconda parte, quella in effetti più difficile. Difficile perchè
il rischio di cadere nella retorica, o di santificare Ernesto è alto,
e di questo rischio ne sono consapevoli sia il regista (Walter Salles)
che lo sceneggiatore (Jose Rivera); i momenti di facile retorica sono
difatti quasi assenti, però a mio avviso il film perde di poesia nel
sottolineare in maniera eccessivamente fredda l'iter emozionale del
giovane Ernesto che appare agli occhi dello spettatore quasi un
"automa" intriso di moralità. Mentre la sceneggiatura non porta alla
bocca in maniera incisiva l'idealismo e lo sconvolgimento del giovane
Guevara nella presa di coscienza dei malanni dell'America Latina. Una
piacevole sorpresa l'interpretazione di Rodrigo De La Serna che
interpreta Alberto Granado in maniera convincente e mai sopra le
righe.
Complessivamente è un bel film, senza dubbio da vedere, girato da un
regista di talento, anche se non riuscito fino in fondo.
Infine un piccolo consiglio: non andate via prima dei titoli di coda,
durante i quali vengono mostrate le vere foto di quel viaggio.
Voto: 26/30
02.06.2004
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