
Francia, XIV secolo. William Thatcher (Heath Ledger), un popolano
figlio di un impagliatore, si finge il nobile fantomatico Ulrich Von Lichtenstein
di Gelderland per poter partecipare ai tornei cavallereschi della "giostra"
(nella versione "all'italiana": i due campioni armati di lancia si scontravano
frontalmente, separati da una palizzata chiamata "palanca" ed erano protetti
da un'armatura che scendeva fino alle gambe; vinceva chi colpiva più volte
l'avversario in alcune parti dell'armatura oppure lo faceva cadere da
cavallo). Accompagnato da un gruppo di squattrinati ma fedeli amici William
dimostrerà che la nobiltà è un valore che si merità sul campo vincendo
con lealtà un torneo dopo l'altro, sconfiggerà il cattivone di turno (il
Duca Adhemar interpretato da Rufus Sewell) e conquisterà il cuore
della bella ed emancipata principessa Jocelyn (Shannyn Sossamon).
Inutile tacere che l'avventura del nostro eroe finirà in gloria al "Campionato
mondiale della Giostra" di Londra sulle note di "We are the champions"
dei Queen cantata da Robbie Williams. Ispirato a uno dei "Racconti di
Canterbury" di Geoffry Chaucer (tra l'altro uno dei compagni di viaggio
di William) IL DESTINO DI UN CAVALIERE ha se non altro il decoro di giocare
a carte scoperte, dimostrando di non essere minimamente interessato al
rigore storico dei fatti raccontati fin dalla prima scena: l'entrata in
campo dei cavalieri del torneo al ritmo di "We will rock you" dei Queen
scandita dal popolo accorso a vedere la manifestazione è una chiara indicazione
del trend che si prefigura. Da questo punto di vista il trailer pubblicitario
parlava sufficientemente chiaro ed è superfluo quindi accanirsi sulle
bizzarrie storiche disseminate qua e la (nei personaggi, nei costumi,
nel linguaggio, ecc.) in questo giocattolone fatto apposta per piacere
ad un pubblico di teenager che sfrutta il fascino - e banalizza i temi
- dell'epica medievale (l'onore cavalleresco, il rispetto per l'avversario)
per mettere in scena l'ennesima raffigurazione del sogno americano per
qui chiunque, anche l'ultimo dei reietti, può diventare qualcuno nella
vita se possiede delle doti e crede abbastanza in se stesso. Tra spettacolari
scontri a cavallo e manfrine amorose ne è uscito un film dall'intreccio
elementare, altalenante tra l'avventura e la soap, a tratti coinvolgente
ma che annacqua in una eccessiva lunghezza le poche idee della sceneggiatura.
La commistione tra ambientazione storica e musiche contemporanee può conquistare
o disgustare a seconda del palato e dell'età di chi guarda ma nella scena
del ballo principesco (che trasforma una passacaglia, tipica danza trecentesca,
in un pezzo dance contemporaneo) l'operazione supera il livello di guardia
del kitsch ammissibile anche per la più smaliziata MTV generation. La
regia dirige gli scontri del torneo con discreta enfasi ma alla lunga
le immagini risultano ripetitive, gli attori si sforzano di apparire simpatici
e c'è pure spazio per una velata sponsorizzazione di una nota marca di
articoli sportivi: che cosa si può volere di più da un film? Un ultimo
cenno alla curiosa frase con cui il Duca Adhemar usava schernire i suoi
avversari: "Siete stato pesato, siete stato misurato e siete stato trovato
mancante!"
Voto: 12/30
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