VENEZIA.66

 

deserto rosa

di Elisabetta Sgarbi

Italia 2009, 50'

 

Orizzonti

 

19/30

Da un favoloso progetto idealizzato ma mai messo in pratica dal fotografo Luigi Ghirri, una “casa delle stagioni”: un luogo dove esporre le sue visioni della realtà; l’autrice Elisabetta Sgarbi, a distanza di circa quindici anni dalla morte del fotografo, l’omaggia con il suo sguardo fotografico, tanto da penetrare nella rappresentazione della natura, con tutte le sue evoluzioni, accostandosi alle fonti dell’emozione, esaltando il modo estremo di Ghirri di vedere la realtà

Elisabetta Sgarbi si mise in luce con la regia di un brevissimo “clip su Mariko Mori” girato a Brooklyn nel 1999; è nello stesso anno che realizza "Stringimi, stringimi", "Fla", "Frammenti di una biografia per versi e voce", "In serra" (un arabo colpito dalla fuga occidentale) e "Starless": è da allora che si cimenta in vari rami del campo artistico, nonché la direzione editoriale di Bompiani. L’autrice arriva a Venezia con un’opera molto singolare, Deserto Rosa. Un documentario che ci conduce nello sguardo meravigliato della fotografia di Luigi Ghirri, che abbraccia tutti gli aspetti emotivi delle quattro stagioni: primavera, estate, autunno, inverno e primavera notturna; la Sgarbi reinterpreta nella sua opera la magia e lo scatto fotografico di Ghirri, anche per il suo modo di ricercare segni nei paesaggi naturali e segni artificiali nell'opera umana e nel paesaggio stesso (manifesti, insegne ma anche cartine geografiche). I suoi paesaggi sono sospesi, non realistici, per certi versi metafisici, spesso privi di figure umane ma mai privi dell'intervento dell'uomo sul paesaggio.

Elisabetta Sgarbi con il suo occhio cinefilo focalizza in forma narrativa il sentimento della ciclicità del tempo dell’opera di Ghirri, servendosi del montaggio e della voce di Toni Servillo in un’ottima sincronia con il sottofondo musicale di Franco Battiato, realizza un susseguirsi di immagini che si propongono in forma pittorica degli elementi più sottili della natura.

Purtroppo, come spesso succede quando si ha a che fare con registi troppo "protetti" nelle espressioni della loro “creatività” (vedere alla voce: fratello noto critico d’arte e politico), ci si perde, spingendosi nell’attesa di un’opera migliore.
 

12:09:2009

SITO UFFICIALE

 

66.ma mostra
le recensioni

Venezia, 02/12 settembre 2009