DARK WATER
di Walter Salles
Con Jennifer Connelly, John C. Reilly, Pete Postlewhite, Tim Roth

di Marco Agustoni


Contrariamente alle aspettative, New York è di gran lunga più piovosa di Londra o di qualunque altra metropoli inglese. Questa è la prima cosa che la visione di DARK WATER di Walter Salles sembrerebbe insegnarci. La seconda è che, per quanto possa vantare una delle migliori scuole della metropoli, Roosevelt Island - città al limite della Città - non è il quartiere ideale dove crescere i propri figli.
Remake patinato del giapponese HONOGURAI MIZU NO SOKO KARA, l’ultimo lavoro del regista di CENTRAL DO BRASIL e I DIARI DELLA MOTOCICLETTA narra dell’instabile Dahlia (Jennifer Connelly), irrimediabilmente traumatizzata per l’abbandono da parte della madre alcolizzata, che in seguito al proprio divorzio sceglie di trasferirsi con l’introversa figlioletta Ceci in un appartamento a Roosevelt Island, che in quanto a squallore non ha nulla da invidiare alla peggior periferia milanese.
La scelta, peraltro misteriosamente avvallata dalla figlia nonostante l’iniziale avversione, si rivela subito infelice, e fra le misteriose perdite dal piano di sopra, l’indisponenza del custode dello stabile, una misteriosa amica immaginaria che Ceci sembra preferire ai suoi coetanei reali e i tentativi del padre di ottenerne l’affidamento, Dahlia arriverà a dubitare della sua stessa sanità mentale, e in bilico fra delirio e lucidità si troverà ad affrontare le presenze spettrali che infestano (e allagano) la casa e i ben più spaventosi fantasmi del proprio passato. Il tutto marinato in molta, ma molta acqua.
Per quanto DARK WATER non contenga nessun vero e proprio elemento di novità, riesce a diventare nelle sapienti mani di Salles una toccante esplorazione delle cupe sfumature della solitudine e del dolore dell’abbandono. Al di là degli elementi orrorifici della vicenda, che servono comunque a fornire la giusta tensione al racconto, ciò che sembra interessare Salles è piuttosto la psicologia del personaggio di Dahlia, lacerata nell’intimo dalla propria infanzia sbagliata e ben determinata a rifarsi dell’affetto perduto dedicandosi anima e corpo alla piccola Ceci. Ma di certi traumi si portano sempre i segni, e nel caso di Dahlia questo si traduce in una cronica mancanza di serenità, e in una fragilità di fondo che porterà la madre agguerrita al cedimento psicologico non appena i ricordi affioreranno con violenza dalle acque scure che invadono la casa.
A dispetto delle attese, fomentate senza dubbio da una furba campagna pubblicitaria, DARK WATER più che a spaventare lo spettatore riesce a coinvolgerlo in una situazione cupa, oppressa com’è da mura cadenti, stanze mal illuminate e una sconfortante, continua pioggia battente. La regia di Walter Salles, nonostante quest’ultima fatica si distacchi decisamente dalle precedenti esperienze, riesce a organizzare abilmente questo materiale creando un’atmosfera complessiva ed unitaria di estremo impatto emotivo.
Fondamentale l’interpretazione di Jennifer Connelly, che riesce egregiamente nell’intento di rendere un personaggio sofferto e intenso nel suo dolore, reggendo così sulle proprie spalle una buona parte del film. Meritevoli di menzione Pete Postlethwaite nel ruolo del burbero custode e Tim Roth nei panni dell’avvocato Platzer, unico alleato di Dahlia e più solo di quanto egli voglia far pensare. “Di mestiere” l’interpretazione del logorroico amministratore condominiale da parte di John C. Reilly, alle prese con un personaggio a lui piuttosto congeniale.
In definitiva, una coinvolgente trattazione di alcune delle stanze più cupe dei sentimenti umani, sorretta da un’impalcatura narrativa ordinaria eppure efficace, funzionale comunque a coinvolgere nell’esplorazione che l’opera si propone di tentare.
 

Voto: 27/30

20:10:2005

dark water

Regia: Walter Salles
Anno: 2005
Nazione: Stati Uniti d'America
Data uscita in Italia: 07:10:2005
Genere: Horror