
Dopo BLACK HAWK DOWN, ecco un altro film che non possiamo non leggere
attraverso il filtro imposto dall'11 settembre, e non solo perché
proprio a ridosso di quella data ne era prevista l'uscita americana. Storia
e significati non avrebbero potuti essere più simili a quanto successo,
per cui DANNI COLLATERALI è divenuto, prima ancora che un film,
un caso di convenienze e opportunità.
Al di là del suo valore intrinseco - di cui diremo dopo - quello
di Andrew Davis (suo, nel 93, l'ottimo IL FUGGITIVO), già sulla
carta, non presenta nulla di (troppo) diverso rispetto ad un passato di
action-swarzy-movie, apprezzabili o meno, ma senza dubbio facilmente identificabili
per target e tematiche. Arnold, da solo, combatte un numero impressionante
di nemici potenti e organizzati, e spesso lo fa guidato da profonde ragioni
umane. Ricordate COMMANDO? Lì l'austro-americano si titanizzava
per riprendere la figlia rapita dai suoi vecchi nemici. Qui non cambia
pressoché nulla: ma il punto non è questo. Si tratta di
standard non criticabili: i film con Schwarzenegger, in linea di massima,
sono così ed hanno una loro dignità e ragione d'essere,
non avrebbe senso giudicarli perché non troppo profondi. Pensiamo
a IL SESTO GIORNO o GLI ULTIMI GIORNI; ERASER, ATTO DI FORZA, ecc., tutti
simili nello scheletro del plot: prendere o lasciare.
A questo punto diviene interessante domandarsi - senza voler in alcun
modo fare della dietrologia sulle scelte distributive - fino a che punto
il fattore esterno (attentati a New York e Washington) possa aver influito
sulla volontà di un pubblico ormai assuefatto a un certo tipo di
film e personaggio (Arnold andava maluccio al box office da un bel po'
di tempo) e spingerlo a scegliere un titolo come DANNI COLLATERALI. E
a vederlo, negli USA, ci sono andati effettivamente in molti, anzi moltissimi,
tanto che il film è stato per almeno un paio di settimane in testa
alla classifica, per poi rimanere comunque nei primi posti. Non è
certo nostra intenzione fare della psicologia spiccia (bisogno di eroi,
punti di riferimento e simili), ma siamo convinti del fatto che una delle
cose più importanti, se non la più importante, del film
sia proprio questa, perché non si va tanto oltre. DANNI COLLATERALI
entra infatti di diritto nella galleria di cui sopra, e anche se i gusti
seguono un ciclo, forse, in altri tempi, sarebbe stato snobbato come quelli
che, da tre-quattro anni in qua, lo hanno preceduto. Schwarzenegger è
un perfetto padre di famiglia costretto ad assistere ad un attentato che
uccide anche suo figlio e la moglie: la perfezione "morettiana"
della sua famiglia non esiste più, il governo latita e lui da solo
va in Colombia a caccia del mandante.
In linea con quanto dicevamo a proposito degli swarzy-movie, non era quindi
lecito attendersi un'analisi profonda del problema terrorismo o chissà
quale ritratto tormentato dell'uomo cui viene ingiustamente tolto tutto:
la trasformazione da salvatore di vite (è pompiere) a spietato
giustiziere è interessante solo sulla carta. Era però giusto
aspettarsi un bell'action al passo coi tempi, magari con qualche novità;
e invece il film segue strade già tracciate, deraglia un po' nel
pesante (si veda la scena del serpente…) e si spegne in un finale sotto
la sufficienza. Più che brutto, dunque, il film è di routine
e la presenza di Francesca Neri - che non svetta ma se la cava - non porta
alcun elemento "europeo" di freschezza.
Voto: 25/30
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