THE CONTENDERS - SERIE 7
di Daniel Minahan
con Brooke Smith e Michael Kaycheck



"Violento e sensuale" lo definisce il regista Daniel Mihahan…
"Promiscuo e ossessivo" dice la straordinaria protagonista Brooke Smith…
"Subliminale… e proprio per questo geniale" commento ancora scossa e inquieta…
Novanta minuti tra realtà e finzione, satira e dramma giocati abilmente con i mezzi propri di cinema e TV che questa volta, al di là della storica rivalità tra arte e prodotto, creazione e profitto si mescolano e integrano in un ambiguo quanto affascinante gioco virtuale.
THE CONTENDERS, in tutto e per tutto un film a soggetto - non privo, in virtù di questa sua natura, di intreccio drammatico e finale a sorpresa - trae la sua forza corrosiva e accusatoria proprio dall'utilizzo del linguaggio televisivo, che Minahan dimostra peraltro di conoscere perfettamente.
Lavorando in TV e realizzando numerosi documentari, il giovane cineasta americano ha acquisito la consapevolezza della falsità e manipolabilità alla base di ogni programma con pretese di veridicità, e non ha perso occasione per denunciare entrambe, senza per questo condannarle.
- "Tutte le informazioni che riceviamo vengono filtrate. A questo punto si parla più che altro di spettacolo informativo. Non è necessariamente un bene o un male… è semplicemente così"- dichiara. Il controllo esercitato da Real TV sulle sue vittime è un esempio di moderno "Grande fratello", nell'accezione negativa e totalitaria che ne diede Orwell (nel suo romanzo "1984"), specie se consideriamo criticamente il ruolo di continua e ininterrotta vigilanza e di violenta e inconfutabile pressione intellettuale che, rispettivamente, la rete e i media esercitano su tutti noi.
Dunque, è anche e soprattutto un discorso sulla libertà e sulle responsabilità dei singoli quello che si cela dietro gli occhi indiscreti di una telecamera aggressiva, o la violenza compiaciuta delle immagini-verità (non è un caso che i concorrenti tentino continuamente la fuga verso una libertà che noi moderni sappiamo ormai irrimediabilmente perduta).
Pur alternando linguaggi diversi e spesso contrapposti (eccellente l'ultima scena in cui i protagonisti indiscussi della TV si trovano a confronto proprio dentro una sala cinematografica, davanti al pubblico per il quale tutto questo è stato creato), questo coraggioso e discutibile film-esperimento, sviluppa una lucida e intelligente riflessione sui totalitarismi dell'era dell'accesso (come la definisce Jeremy Rifkin), sulle sue subdole e perfette forme di controllo, sui suoi seducenti e sofisticati mezzi espressivi.
Nota di merito anche per la colonna sonora e la competenza tecnico formale (vedi l'efficace uso di slit screen).

Voto: 29/30

Claudia RUSSO
17 - 08 - 01


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