
"Violento e sensuale" lo definisce il regista Daniel Mihahan…
"Promiscuo e ossessivo" dice la straordinaria protagonista Brooke Smith…
"Subliminale… e proprio per questo geniale" commento ancora scossa e inquieta…
Novanta minuti tra realtà e finzione, satira e dramma giocati abilmente
con i mezzi propri di cinema e TV che questa volta, al di là della storica
rivalità tra arte e prodotto, creazione e profitto si mescolano e integrano
in un ambiguo quanto affascinante gioco virtuale.
THE CONTENDERS, in tutto e per tutto un film a soggetto - non privo, in
virtù di questa sua natura, di intreccio drammatico e finale a sorpresa
- trae la sua forza corrosiva e accusatoria proprio dall'utilizzo del
linguaggio televisivo, che Minahan dimostra peraltro di conoscere perfettamente.
Lavorando in TV e realizzando numerosi documentari, il giovane cineasta
americano ha acquisito la consapevolezza della falsità e manipolabilità
alla base di ogni programma con pretese di veridicità, e non ha perso
occasione per denunciare entrambe, senza per questo condannarle.
- "Tutte le informazioni che riceviamo vengono filtrate. A questo punto
si parla più che altro di spettacolo informativo. Non è necessariamente
un bene o un male… è semplicemente così"- dichiara. Il controllo esercitato
da Real TV sulle sue vittime è un esempio di moderno "Grande fratello",
nell'accezione negativa e totalitaria che ne diede Orwell (nel suo romanzo
"1984"), specie se consideriamo criticamente il ruolo di continua e ininterrotta
vigilanza e di violenta e inconfutabile pressione intellettuale che, rispettivamente,
la rete e i media esercitano su tutti noi.
Dunque, è anche e soprattutto un discorso sulla libertà e sulle responsabilità
dei singoli quello che si cela dietro gli occhi indiscreti di una telecamera
aggressiva, o la violenza compiaciuta delle immagini-verità (non
è un caso che i concorrenti tentino continuamente la fuga verso una libertà
che noi moderni sappiamo ormai irrimediabilmente perduta).
Pur alternando linguaggi diversi e spesso contrapposti (eccellente l'ultima
scena in cui i protagonisti indiscussi della TV si trovano a confronto
proprio dentro una sala cinematografica, davanti al pubblico per il quale
tutto questo è stato creato), questo coraggioso e discutibile film-esperimento,
sviluppa una lucida e intelligente riflessione sui totalitarismi dell'era
dell'accesso (come la definisce Jeremy Rifkin), sulle sue subdole
e perfette forme di controllo, sui suoi seducenti e sofisticati mezzi
espressivi.
Nota di merito anche per la colonna sonora e la competenza tecnico formale
(vedi l'efficace uso di slit screen).
Voto: 29/30
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