contagion
di Steven Soderbergh
con Matt Damon, Kate Winslet
e con Jude Law, Gwyneth Paltrow, Laurence Fishburne

di Marco Grosoli

 

30/30

 

Ce lo aspettavamo dal 2008, il film definitivo sulla crisi economica mondiale. E non potevamo che aspettarcelo da Soderbergh, che con la sua trilogia degli Ocean ha firmato la più significativa testimonianza simbolica sulla fase terminale della speculazione borsistica.

Non a caso, il morbo che finisce per contagiare il mondo intero precipitandolo nella catastrofe parte da un casinò, set della precedente serie degli Ocean e simbolo evidente della Borsa. Ma la genesi della malattia ci viene mostrata solo alla fine: si inizia dal Secondo Giorno perché dentro la catastrofe ci siamo già, e al Primo Giorno (quello in cui l'infezione viene trasmessa da pipistrello a maiale a uomo) ci si arriva appena prima dei titoli di coda. Dalla catastrofe si esce solo ripetendola, ricostruendocela davanti agli occhi come si fa coi traumi per guarirne.

E in effetti, quello che fa Soderbergh è metterci davanti agli occhi la viralità in sé. Il racconto è strutturato tessendo insieme piccoli tasselli sparsi per tutto il globo, in maniera sottilmente antinarrativa perché ogni singolo pezzo “fa spessore”, si integra nel tessuto ma al contempo rimane indigeribile, non riducibile, anche grazie al singolare (in realtà usuale nel caso di Soderbergh) stile registico per cui il massimo di definizione dell'immagine viene impiegata non per restituire la fragranza del qui-e-ora, ma per preparare l'inquadratura, tradizionalissimamente, alla continuità costruita dal montaggio. La continuità del racconto, insomma, contemporaneamente c'è e non c'è: sembra vacillare sotto i colpi di un procedere degli eventi sempre più casuale e a tentoni (con salti vertiginosi nel tempo ma soprattutto nello spazio), ma non cessa di starci davanti agli occhi con un approccio visivo che sembra suggerirla con la disciplinatissima pulizia delle inquadrature, costruite classicamente per legarsi (grazie alla nitidezza delle sue linee) a ciò che precede e a ciò che segue.

Perché il virus è così: non si sa bene come si propaga, per cui è inutile postularne una continuità. Però c'è, e va avanti inesorabile. E anche la società è così: un legame instabile che ormai è impossibile credere coincida con “lo Stato”. Dalla catastrofe, infatti, secondo Contagion se ne esce così: proseguendo al di fuori dello Stato le prerogative sociali che furono “dello Stato” (con buona pace della autorità politiche, la cui vile e interessata ricetta è l'isolamento e la divisione). Profanando, insomma, la linea divisoria che separa pubblico e privato: non a caso, in un film che può vantare innumerevoli star (tra cui Matt Damon, Kate Winslet, Gwineth Paltrow, Jude Law, Marion Cotillard, Lawrence Fishburne), l'eroina che sconfigge la catastrofe è un'attrice (relativamente) sconosciuta.

Contagion scarta gli effetti e la potenza spettacolare della catastrofe (tenuta rigorosamente sullo sfondo), per votarsi lodevolmente alla lucidità. Dote insostituibile se, come dimostra brillantemente il personaggio del blogger interpretato da Jude Law, la crisi è inseparabile dalla percezione mediatica che se ne riesce ad avere. E dunque, più si asseconda la viralità delle informazioni, più queste arrivano, in qualche modo (anche se non senza traumi) a sintetizzare il salvifico vaccino.

E il vaccino si chiama, innanzitutto, socialità: del cui carattere scomodamente ma salutarmente composito la frastagliata narrazione è un immediato riflesso. Il film si muove con destrezza tra le decine di personaggi, ne regge splendidamente l'irriducibile eterogeneità e offre, grazie alla virtù non-così-onnipotente della sua narrativa, un barlume dell'umanità pronta ad uscire dalla catastrofe finanziaria in cui siamo immersi: quella pronta a trasformare la morte della socialità nella socialità della morte.

 

03:09:2011

prima pubblicazione mostra del cinema di venezia 2011

Contagion

Regia Steven Soderbergh

Stati Uniti 2011, 132'
Warner Bros. Pictures Italia
DUI: 09/09/2011

Fantascienza, Thriller