conference, notes on film 05

di Norbert Pfaffenbichler

film di ricerca

  di Gabriele FRANCIONI

 

30/30

 

Differ/Ente

 

Più li cacci fuori dalla porta e più ti rientrano dalla finestra. Heidegger e Deleuze (e Derrida) sono onnipresenti nel discorso cinematografico, che non può prescindere, per propria natura di striscia fotogrammatica che opera continue ripetizioni basate su differenze, dallo scarto tra Ente ed Essere. CONFERENZE, dell’artista viennese Norbert Pfaffenbichler, parte da un non mostrato ma sottinteso (il vero Hitler, assunto a mo’ di Ente) per proporre un montaggio serrato e ipnotico di 65 sue copie o variazioni sul tema (gli Esseri). 

L’assemblaggio dei found footages da film ispirati alla vita del dittatore austriaco, interpretato da 65 attori, al di là di un riuscito ronzio visivo che striscia l’occhio dello spettatore per 10 ipnotici minuti, pone questioni profonde.

Quella basilare sta nell’autonomia delle copie rispetto all’originale o, meglio, nello scarto tra ripetizione vestita e ripetizione nuda. Qui si ha a che fare con la cupa ribellione degli Hitler successivi, le ripetizioni nude, non astratte, tanto più inquietanti quanto più il montaggio (vera e propria sequenza seriale di arte minimalista) procede ad libitum, potenzialmente aperto all’infinito. Nell’attimo - mettiamo dopo il 20° attore dittatore - in cui cogliamo il rendersi indipendente della copia, che copia non è ma vero simulacro, capiamo esattamente ciò che Deleuze intendeva per capacità della stessa di tenersi legata al fondo dionisiaco e primordiale che la fonda. Non solo la crudeltà deleuzeana è cosa viva, ma c’investe in prima persona, uscendo dallo schermo e prendendoci dentro la serie. Hitler è, al di là di ogni metafora, vivissimo e noi siamo/diventiamo lui.

CONFERENCE, NOTES ON FILM 05 è il miglior lavoro di un artista visivo presentato alla Mostra del Cinema, capace com’è di librare tra l’ambito originario - videoarte realizzata tramite found footage, parente del recente Leone d’Oro THE CLOCK di Christian Marclay - e il ragionamento alto sulla settima arte. Pfaffenbichler salda definitivamente i due ambiti, almeno a livello di Biennale: in futuro occorrerà ragionare sulla possibilità di un’interdisciplinarietà strutturale e non solo occasionale.

 

09:09:2011