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VENEZIA.66
IL COLORE DELLE PAROLE di Marco Simon Puccioni Italia 2009, 70'
Orizzonti
27/30 |
La scrittura visiva di Marco Simon Puccioni, votata sin dagli esordi alla messa in forma di tematiche sociali e dichiaratamente destinata alla concretizzazione di universi emotivi sinceri e mai retorici (ricordiamo l’impegno relativo alla creazione dell’associazione Cinema Senza Confini nell’ambito del Progetto Intolerance, che unisce il cinema ai diritti umani), approda a Venezia in concorso nella sezione Orizzonti, sottoforma di incisivo documentario, proponendosi attraverso un titolo ossimorico quanto mai efficace. Il Colore della parole, film successivo al valido lungometraggio Riparo (2007), appellandosi alla predilezione del regista per la fisionomia documentaristica, racconta lo spazio emozionale di un uomo, Teodoro Ndjock Ngana, poeta e mediatore culturale basaa (comunità del Camerun) e della sua gente; di come, in particolare, negli anni ’70, in una Roma diversa da quella odierna, si è insediata e costituita, grazie anche alla sua indole carismatica ed eclettica, la comunità africana. La questione dell’immigrazione, le difficoltà relative all’approccio con le leggi italiane e all’irrigidimento delle stesse, la soppressa dignità di un popolo e il conseguente tentativo di riscatto, vengono descritti da Puccioni attraverso un coinvolgente viaggio nella Parola, colore vivido e mezzo efficiente, elemento imprescindibile del folklore africano, strumento imperativo e primario. Il deficit della cultura occidentale legato all’esclusività del testo scritto come elemento privilegiato per tramandare l’informazione, si scontra con la semplicità e la forza della comunicazione orale dell’africano, con i riti magici (che Teodoro preferisce definire scientifici), con le vive atmosfere di un popolo troppo spesso sottovalutato, ricco di risorse creative oltre che foriero di sapienza e pazienza. Emblematico è in questo senso l’approfondimento del processo di iniziazione al Patriarcato che vede la legittimazione e la nomina del leader indiscusso delle tribù africane, riportato nel film attraverso una fedele incursione nel rito. Come precisa Teodoro in conferenza stampa, l’iniziazione ti insegna a non dimenticare le cose, ti suggerisce l’Etica, conferisce poteri assoluti snodandosi attraverso cinque momenti fondamentali riguardanti l’intero percorso di vita del prescelto, riassunti come “scalinata verso la luce”. Intrecciando filmati amatoriali della gioventù di Teodoro e dei suoi amici (Justine Mvondo, Kongo Martin, Steve Emejuru) con nuovi documenti del viaggio di ritorno in Africa dopo 30 anni di assenza e puntando sulla ricostruzione attraverso il ritmo dell’inchiesta, Puccioni regala al cinema italiano ( che in precedenza aveva provato l’approccio alla difficile tematica dell’immigrazione con Pummarò (1990) di Michele Placido) il mondo degli immigrati africani e lo fa con estremo tatto, con evidente abilità, senza volontà precettistiche, senza eloquenze, ma con tutta la genuinità e la gratuità riassunta nello sguardo di Teodoro. Il montaggio di Erika Manoni è lineare, volutamente non connotativo e si presta silente alle ragioni contenutistiche. Le musiche di Rudy Gnutti accompagnano i canti popolari del nostro protagonista, mantenendo il sapore dei ricordi della lontana Africa. Marco Simon Puccioni, regista impegnato, fa un atto coraggioso nel promuovere una realtà comunque osteggiata dalla mancanza, in Italia, di una memoria storica nazionale, che porta ad affrontare il problema dell’immigrazione esclusivamente nell’ordine dell’emergenza e che rimanda ad un concetto di patria esclusivo e non inclusivo al contrario, come ricorda ancora Teodoro, di quello africano. è un’opera coraggiosa la sua anche per le difficoltà incontrate in ambito produttivo (fortunatamente risolte grazie alla collaborazione di Intelfilm e Blue Film) e per quelle che si presenteranno ahimè, nell’Italia che privilegia i blockbuster, a livello distributivo. Al Festival dunque, il plauso e la riconoscenza per aver promosso un’opera di qualità.
05:09:2009 |
66.ma
mostra Venezia, 02/12 settembre 2009
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