cold fish

di Sion Sono

con Mitsuru Fukikoshi, Denden
Altri interpreti: MAsuka Kurosawa, Megumi Kagurazaka

di Gabriele FRANCIONI

 

30/30

 

Murata, boss del traffico di pesci tropicali, tesse la sua tela attorno a Shamoto,  piccolo rivenditore privo d'iniziativa e passivo nella vita privata, di cui vuole rilevare l'azienda (sempre animali esotici).Il sistema è lo stesso con ogni concorrente: iniziale brainwashing e coinvolgimento del nuovo partner in affari sporchi, con corredo di dinamiche familiari alterate (la moglie di Shamoto diventa l'amante di Murata, mentre la figlia inizia a lavorare nella sua ditta). Segue iniziazione dello stesso Shamoto, con rito simil-kabuki, al metodo elimina-rivali, che ne prevede l'uccisione dopo generici incontri di lavoro.

Splendida messa in rappresentazione di un sistema globalizzato dove l'holding più potente fagocita quelle deboli, in una spietata catena alimentare che è perfetta metafora dei rapporti di potere su cui cresce l'ipercapitalismo giapponese sradicato da ogni codice d'onore e tradizione, ora anche sorpassato dalla Cina tra le potenze economiche mondiali.

COLD FISH convoca elementi sparsi del cinema estremo di Sono, privilegiando registri bassi o altissimi, teoria rallentata della violenza necessaria e applicazione della stessa in un contesto gore perfettamente asiatico.

Più realistico di altri film della “Sushi Typhoon”, spin-off produttiva della storica Nikkatsu, la pellicola s'ispira ai Saitama Dog Lovers e alla cronaca nera jap, stratificando livelli di fascinazione grafica e contrappesi analitici.

Un po' SUICIDE CLUB, un po' INTO A DREAM, il COLD FISH di Sono segue una traiettoria circolare che si apre e si chiude sulla necessità primaria di dotarsi di un potere gerarchico agito attraverso violenza animale.

I resti sushizzati delle vittime vanno in pasto ai pesci (fossero stati quelli dell'acquario, il film ne avrebbe guadagnato).

Registro tragico (nel finale), teatralità kabuki, humour nero si alternano anch'essi circolarmente, inquadrando derive familiari messe in moto dalla fascinazione perversa del successo a tutti i costi.

Le scene di macelleria sono meno terrorizzanti del lavorio psicologico di Murata sul debole Shamoto, che avrà però il suo riscatto, restituendo così corpo e sostanza alla tessitura drammaturgica.

Servirà da innesco per rimettere in moto la circolarità del Male, a carte apparentemente scompaginate, ma senza che nulla cambi nella sostanza.

 

11:09:2010