
A Londra si intrecciano le vicende sentimentali di quattro personaggi:
Dan (Law), un romanziere fallito, è fidanzato con la spogliarellista
Alice (Portman) ma perde la testa per Anna (Roberts), una fotografa
sposata col possessivo ed egoista Larry (Owen). Fra litigi e
separazioni, alla fine tutti troveranno un seppur sofferto equilibrio.
Con questa ballata di amori inutili, Nichols e l’inglese Patrick Marber
– che adatta una sua pluripremiata pièce teatrale – mettono in scena un
minimalismo coraggioso che a volte gira a vuoto, senza un perno
d’attrazione, ma che in almeno un paio di momenti trova quelle piccole e
soffuse epifanie care alle pagine di Carver e dei suoi discepoli; la
narrazione procede per ampie ellissi temporali: ciò che conta sono le
fasi critiche, le decisioni, i punti di non ritorno. Per rappresentare
un vuoto esistenziale che a tratti, però, suona un po’ fasullo.
La Roberts rimane imprigionata nel personaggio più in ombra, la Portman
mostra finalmente un po’ di personalità interpretativa, Law trova una
bella misura. Ma le emozioni sono quasi sempre affidate ad un viscido,
davvero convincente Owen, uomo vecchio stampo come ce ne sono milioni,
“cavernicolo” con licenza di perdonare che sembra monolitico e invece,
con rapidi guizzi, tradisce impensabili abissi.
Tutt’altro che obbligatorio ma a suo modo sorprendente, anomalo
nell’ambito del cinema americano.
Voto: 25/30
12:12:2004 |