
Non c'è niente di più sensuale della cioccolata! Ma questa volta non è
solo un simbolo dell'eros, quanto piuttosto del piacere in senso più ampio.
E cioè del piacere di fare ciò che si vuole o meglio di essere come realmente
si è. Ha questa morale la favola di Lasse Hallstrom, che ci racconta dell'arrivo
di un'affascinante cioccolataia, Vianne Rocher (Juliette Binoche) e di
sua figlia Anouk (Victorie Thivisol) in un piccolo villaggio del nord
della Francia, dove vive una comunità chiusa e bigotta, degnamente rappresentata
dal sindaco, nonché Conte De Reynaud, paladino della fede e aspro avversario
della diversità. Vianne affitta la pasticceria di Armande (Judi Dench),
unica abitante controcorrente dell'immobile villaggio, e la trasforma
in un negozio di cioccolata. Ma è tempo di quaresima e il Conte non aspettava
altro che una personificazione del demonio per dimostrare alla sua comunità
la strada del bene e nello stesso tempo per poter scatenare una lotta
personale contro il male, che lo tenga lontano dai suoi problemi. E così
Vianne e i suoi prelibati cioccolatini finiscono per incarnare il peccato
e il villaggio, capeggiato dal Conte, si divide tra i tanti seguaci della
fede (il famoso gregge!) e i pochi coraggiosi che si lasciano affascinare
dalla bella padrona del negozio, assaporando le sue deliziose creazioni
e traendone il beneficio e il piacere del gusto. E sembra proprio che
i cioccolatini di Vianne abbiano degli effetti taumaturgici, riuscendo
a realizzare tutti i desideri più nascosti e inaccessibili di chi li prova.
Quasi come se Vianne fosse una strega che prepara composti magici ricoperti
di glassa. Ma i suoi poteri in realtà non hanno niente di misterioso e
risiedono solo nella capacità di ascoltare e capire gli altri, di osservarli
e cogliere i loro gusti. E il liberare le persone dalle proprie paure,
tirando fuori i loro desideri, è esclusivamente il risultato del suo modo
di porgersi nei confronti degli altri con amore, con gentilezza, con generosità
e soprattutto con attenzione e senza giudizi. Tutto ciò è reso con estrema
semplicità dal regista che, creando intorno a Vianne un alone magico,
trasforma la storia in una favola piena di simboli. Niente di più simbolico,
d'altronde, di una donna che rappresenta la trasgressione e che piano,
piano affascina tutti, compreso l'integerrimo Conte, che cede alla tentazione
divorando l'intera vetrina del negozio, in una scena poetica ed ironica
allo stesso tempo e che ricorda, nella composizione e nel significato,
un Bacco caravaggesco.
Ma niente passa senza lasciare un segno e la stessa Vianne sarà diversa,
alla fine della lotta, anche grazie all'aiuto delle persone che lei stessa
ha cambiato e all'incontro con Roux (Johnny Depp), un nomade che vive
su una barca lungo il fiume e che le darà la possibilità di lasciarsi
andare, assecondando anche lei i suoi desideri. Infatti, malgrado Vianne
giri il mondo portando con i suoi cioccolatini il sollievo della liberazione,
è lei la prima a trovarsi incastrata nelle sue paure e le vicende che
vivrà nel villaggio l'aiuteranno a superare ogni resistenza e a vivere
serena, senza sentire più il bisogno di scappare.
Candidato a 5 premi Oscar (miglior film, miglior attrice protagonista,
Juliette Binoche, miglior attrice non protagonista, Judi Dench, miglior
sceneggiatura non originale, Robert Nelson Jacobs, miglior colonna sonora,
Rachel Portman), questo film risulta equilibrato grazie al perfetto dosaggio
di ironia e profondità che permette di perdonargli qualche scivolata retorica
e furba. E la sua forza sta anche nella possibilità di leggerlo a vari
livelli. Non mancano nemmeno alcune scene intense come quella della festa
sulla barca in cui Johnny Depp e Juliette Binoche ballano al ritmo di
una musica gitana.
Voto: 26/30
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