
Del nuovo film di Aldo, Giovanni e Giacomo già in molti hanno detto che,
rispetto a quelli del passato, si ride meno. E questo è vero, anche se,
pur trattandosi di un prodotto espressamente concepito per l'uscita natalizia,
tale caratteristica non ha impedito a CHIEDIMI SE SONO FELICE di stravincere
la classica gara cinematografica di fine anno fin dal primo giorno di
programmazione.
Si ride meno, ma non perché il trio abbia esaurito la propria vena comica.
Quando decidono che il momento di far divertire è arrivato, i tre comici
sanno infatti fare benissimo il proprio mestiere (vedi ad esempio l'intero
episodio in cui appare Beppe Battiston), ma il punto è che questa volta
hanno puntato soprattutto alla realizzazione di una commedia piuttosto
che di un semplice film comico "di Natale".
In altre parole, ci sono in CHIEDIMI SE SONO FELICE alcuni segni che sembrano
mostrare in Aldo Giovanni e Giacomo la volontà - che speriamo di vedere
tradotta in futuro in ancora miglior pratica - di superare quell'iniziale
entusiasmo che aveva fatto dei loro lavori passati (e soprattutto di TRE
UOMINI E UNA GAMBA) qualcosa di molto divertente ma ancora lontano dall'essere
un autentico progetto cinematografico: il classico "film senza pretese".
Ora, per quanto - lo diciamo subito - i passi in avanti non siano ancora
così evidenti, il loro terzo lungometraggio qualche pretesa comincia a
mostrarla. Intendiamoci: non che Tafazzi e soci - il che sarebbe grave
- pensino di colpo di essere diventati "autori", e difatti la strada percorsa
è sempre la stessa: una storia d'amore (solo Giovanni non si era ancora
innamorato di Marina Massironi, cosa che puntualmente accade qui) e di
amicizia, condita da uno humor fatto di comicità facciale, qualche gag
e dialoghi surreali. I protagonisti, poi, continuano a chiamarsi Aldo,
Giovanni, Giacomo, Marina, Beppe, ecc., un po' perché queste storie sanno
molto di autobiografico, ma anche in ragione di un'identificazione ormai
accettata tra interpreti e personaggi (naturalmente a favore di primi),
per cui se anche Aldo si facesse chiamare Otello, con quella faccia e
le sue tipiche espressioni, sarebbe sempre e comunque Aldo. Figuriamoci
Giovanni: dovrebbe quantomeno immobilizzarsi il labbro superiore...
Comunque sia il film parte da un presente - narrato dalla più assurda
delle voci fuoricampo (è Aldo) - mostrandoci come la loro inossidabile
amicizia sia finita già da tre anni: qualcosa - in ragione di quanto dicevamo
sopra - di assai curioso e che prepara lo spettatore a scoprirne i motivi
seguendo la narrazione in flashback. E' chiaro: non è certo Kurosawa (e
nemmeno vorrebbe esserlo: lo ribadiamo perché è il punto più importante
e fa della loro "modestia" un gran punto di forza), ma assieme all'idea
del parallelo non solo produttivo col Cyrano de Bergerac e ad alcune
soluzioni di regia magari un po' ingenue (come la metafora della pallina
di ferro, ripresa un po' alla fratelli Coen), tale soluzione è spia di
un tentativo di sfruttare in maniera più completa e complessa quel mezzo
che la popolarità televisiva (e l'indubbia bravura) ha permesso loro di
avere a disposizione. I soldi, quelli, sarebbero arrivati comunque, ma
nel panorama della nostra comicità natalizia, Aldo Giovanni e Giacomo
- assieme naturalmente a Massimo Venier - hanno cercato di superare i
(peraltro inermi) rivali anche sul piano della qualità.
Cresceranno.
Voto: 26/30
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