LA FABBRICA DEL CIOCCOLATO
di Tim Burton
Con Johnny Depp, Helena Bonham Carter, Christopher Lee, Freddie Highmore

di Valeria STOPPELLI


Alla proiezione di La fabbrica di cioccolato il cinema è pieno di famiglie con bambini ma, considerando la regia di Tim Burton e l’originale di Roald Dahl, viene spontaneo domandarsi se quello che si sta per vedere sia veramente un film per bambini. Le smentite arrivano presto, se non esattamente per la trama almeno per l’atmosfera creata dal maestro della fiaba inquietante.
Charlie, piccolo sognatore ricco più di valori che di liquidi, desidera penetrare il mistero che avvolge la mitologica fabbrica di cioccolato dell’altrettanto mitologico Willy Wonka. L’occasione gli viene regalata dalla sorte in occasione di un esclusivissimo concorso che permette a cinque fortunati di visitare lo stabilimento. I compagni di avventura del piccolo diseredato sono quattro mostruosi concentrati delle nevrosi dei rispettivi genitori. L’eclettico Mr. Wonka accoglie partecipanti e spettatori con un coloratissimo e macabro siparietto che conferma la sensazione di inquietudine che il grigiore dell’atmosfera e la tendenza alla deformazione dell’inquadratura avevano suggerito sin dalle prime scene.
Non appena i cancelli della fabbrica inghiottiscono bambini ed accompagnatori si sprofonda in un attraente quanto insidioso inferno dantesco dove vige una ferrea legge del contrappasso. Fra punizioni divine e fantasmi di infanzie travagliate aleggia un moralismo mai stucchevole e sapientemente reso esplicito solo nel messaggio finale. Sebbene i bambini siano i destinatari privilegiati della giustizia di Willy Wonka è ai genitori che l’accusa giunge più duramente. Essi, ritratti perfetti della subdola criminalità di mamma e papà, sono in tutto e per tutto i cattivi della storia. Il film si delinea come un’estrema riflessione su responsabilità e colpe di genitori distanti, egoisti, vanitosi, smidollati.La caratterizzazione dei personaggi risulta ancora più incisiva perché si prolunga nel loro aspetto, nell’abbigliamento, nel loro luogo di provenienza. Le tendenze visionarie di Tim Burton riescono nell’intento di creare un universo visivo regolato da regole proprie e testimone dei due caratteri trainanti del film: il fascino e l’attrazione inconscia per un mondo perfetto di dolcezza e spensieratezza e l’impressione spaventosa di trovarsi nel regno delle bambole assassine. Come a dire che non è tutto oro quello che luccica.
Se la fantasia immaginifica non manca di affascinare lo spettatore, il ritmo risulta spesso lento, le sequenze sembrano mancare di un legante. Dopo l’inquietante punizione riservata al primo malcapitato, il pubblico sa esattamente che la stessa sorte toccherà anche agli altri piccoli protagonisti. Tuttavia si trova spesso disorientato nell’assistere a situazioni che non si generano le une dalle altre ma che, semplicemente, si susseguono. Forse la causa di queste spaccature è da cercare nei numeri musicali che accompagnano le tragiche e rocambolesche scomparse dei bambini. Stilisticamente divertenti, curati, azzeccati, sembrano non amalgamarsi pienamente nel tessuto narrativo. Altrettanto poco giustificati risultano le numerose citazioni cinematografiche sparse qua e là. Le coreografie alla Ester Williams, le teorie evoluzionistiche alla Kubrick, gli omicidi alla Psycho si fondano solo su associazioni puramente visive.
Il film, come spesso accade nelle regie di Tim Burton, affascina, diverte, cattura ma lascia un vago senso di incompletezza. In fondo, nonostante l’equilibrio mancato, La fabbrica di cioccolato si fa largamente apprezzare per gli interpreti sempre all’altezza, per la trama incisiva e per le irresistibili scenografie. Essere ammessi in un mondo parallelo è forse proprio quello di cui si va alla ricerca quando si sceglie questo regista.
 

Voto: 25/30

08:10:2005

LA FABBRICA DEL CIOCCOLATO

T.O.: Charlie and the Chocolate Factory
Regia: Tim Burton
Anno: 2004
Nazione: Stati Uniti d'America
Data uscita in Italia: 23:09:2005
Genere: Fiabesco