IL CARTAIO
di Dario Argento
Con: Stefania Rocca, Liam Cunningham, Silvio Muccino

di Loris SERAFINO


Un serial-killer rapisce giovani donne a Roma e poi sfida la polizia in una surreale partita a porker virtuale giocata via internet. Se la polizia perde la sfida, il “cartaio” uccide in diretta la ragazza il cui volto è costantemente ripreso da una web-cam. L’ispettore Anna Mari (Rocca) e uno squinternato poliziotto americano (Cunningam) cominciano ad indagare negli ambienti semiclandestini del videopoker, e poiché nessuno in questura se la sente di giocare con il killer si faranno aiutare da un giovane studentello perditempo (Muccino) dotato di un particolare talento per il gioco d’azzardo. Argento vorrebbe girare un thriller che tenga il passo coi tempi, aggiornando un impianto narrativo proverbiale da SILENZIO DEGLI INNCENTI all’era di internet e delle chat-room, ma il risultato fa venire le lacrime agli occhi per la tristezza. Regia dilettantesca, direzione degli attori inesistente, confezione dozzinale, sceneggiatura che perde pezzi per strada nonostante sia solo un pallido riciclo del riciclo: non basta appiccicare qualche computer e qualche parolone ripescato dal dizionario dell’Information Tecnology per darsi un tono di cinema che guarda alla realtà attuale (la task-force di esperti anti-hacker della polizia è meno credibile di un ritrovo di studenti fuori corso di informatica) e l’approfondimento psicologico della personalità del giocatore di poker come via per arrivare al killer, l’unico tema un po’ originale (ma che si adatta poco al caso di giocatori on-line, in cui gli sfidanti non si possono guardare in faccia) viene solo abbozzato. Argento sembra diventato incapace di costruire una tensione degna di tale nome, come dimostrano le sequenze topiche delle partite in questura in cui regna una assurda confusione da stadio. I momenti imbarazzanti si susseguono a ritmo incalzante (e infatti il pubblico in sala ride) e il top delle bassezze cinematografiche lo raggiunge il giovane Muccino, mentre sciorina, in un cesso della stazione di polizia, le sue teorie sul “vento” che gli sale alle mani quando si appresta a giocare una mano di poker. Come se non bastasse: girato in inglese e doppiato disastrosamente. Un film da dimenticare in fretta.
 

Voto: 10/30

04.01.2004

 


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