CAPITANI D'APRILE
di Maria De Medeiros
con Maria De Medeiros e Stefano Accorsi



Più che un film storico un racconto che afferra e celebra l'attimo in cui l'azione non è ancora evento.. questo il risultato che Maria de Medeiros, alla sua prima regia, ottiene sfruttando un impegno decennale fatto di raccolta curiosa ed intelligente di materiale d'archivio, di indagini dirette su personaggi e luoghi, di acquisizione di articoli, saggi e diari, al culmine della maturazione di una professionalità artistica che le consente di sfatare il luogo comune che fa dell'attrice solo una creatura futile. Un esordio certamente impegnativo che ha visto l'apparentemente fragile Maria, 36 anni, viso irregolare che si illumina di sorriso e personalità, dimostrare passione ardente e carisma nel modulare l'interpretazione di un cast di soli uomini (la de Medeiros è l'unica donna tra gli interpreti principali), governare migliaia di comparse e disporre di decine di mezzi bellici pesanti. Si tratta del tributo della seconda generazione a quel momento raro di convergenza di ideali e comunione di intenti che talvolta nella storia trasforma l'alito di vento in tempesta, nell'impeto della libertà. I Capitani d'Aprile, simbolo dell'uomo nuovo che si ribella all'ottusità della violenza, alla cecità della morte, all'indifferenza che condanna il più debole, marciano su Lisbona annunciati, nella notte tra il 24 ed il 25 aprile del 1974, dalla trasmissione alla radio di una canzone proibita: "Grandola": il viso comune di tutti gli uomini comuni che hanno il coraggio di schierarsi, stanchi della dittatura, di un Regime che rende facile la scelta della morte. Sono stanchi ma lucidi, consunti ma pieni della dignità che solo onore e principi sanno rendere conquista definitiva. Hanno reso inoffensive le proprie armi infilando un garofano in canna, forti del patto di non uccidere mai più. I Capitani danno vita ad una rivoluzione pacifica, ad un colpo di Stato atipico in un regime reazionario e fascista, ad un rovesciamento dell'assetto politico del Paese dettato non dalla sete di potere ma da un'ansia incontenibile di vita, dal desiderio di coerenza tra il giuramento alla Bandiera ed il bisogno che quella Bandiera non tradisca i valori di onore e coscienza che motivano la definizione orgogliosa di Patria, dall'esigenza di spazzare via il lerciume di un Regime che tortura i prigionieri politici e persegue col sangue il miraggio di una politica coloniale di ricchezze. Sono tutti giovani, i Capitani, ancora integri ed incontaminati dalla Ragion di Stato, pronti al sacrificio ma lontani dalla scelta del martirio. Mettono in piedi un movimento di rivolta in pace, una rivoluzione senza armi contro il più sanguinario e duro dei Regimi, un processo che diventerà valanga assecondato dalla speranza risvegliata nel Popolo sopraffatto che scende in piazza al grido: "Libertà!". La de Medeiros, rendendo omaggio ai grandi registi con cui ha lavorato nella sua carriera di attrice, recupera, in questo film difficile, la lezione di stile di de Oliveira, così come l'amore per la parola ed il dialogo capaci di costruire, al di là della violenza, il pathos tipico del miglior Tarantino. Si definisce "un'adolescente incosciente" e forse lo è davvero vista l'impresa gravosissima di affrontare un tema della storia recente ancora così caldo ma, in fondo, se ciò che davvero conta è il prodotto questo CAPITANI D'APRILE, al di là di qualche debolezza iniziale che appesantisce la pellicola con un susseguirsi di scene introduttive e di commento troppo lunghe e poco amalgamate, riesce ad emozionare grazie, certamente, al grande impatto della storia che sembra fatta per ricavarne un film ma anche alle scelte della de Medeiros che punta, con la discrezione di una regia "di servizio", a confezionare un kolossal paradossalmente intimo, di grande forza e coinvolgimento. Collaborano alla rivoluzione idealista un manipolo di uomini votati alla giustizia: uomini confusi (sono guerrieri ma non vogliono più uccidere) ed ingenui che devono risolvere contraddizioni (come combattere la resistenza del regime senza spargimento di sangue?), problemi pratici (cingolati agonizzanti come ferri vecchi che si guastano) e strategici (le colonne di carri armati devono fermarsi ai semafori rossi?). I Capitani, attraversati dal soffio della storia, verranno esclusi dai nuovi sviluppi cui hanno dato corso ma non prima di aver ottenuto il successo più grande: rovesciare il Governo senza sparare un colpo. Nella parte di Salgueiro Maia, immediato e naturale come pochi attori sanno essere, ancora una volta Stefano Accorsi ci regala un personaggio di incredibile vitalità prestando il suo viso bello ed inquieto ad uno dei protagonisti della rivolta di pace, un uomo dalla personalità semplice ma di mirabile ricchezza interiore capace di contribuire al difficile processo di democratizzazione. Le 24 ore di rivoluzione, pur viste dagli occhi degli Ufficiali che ne furono gli artefici, vengono filtrate dalla sensibilità di Antonia, la pasionaria interpretata dalla de Medeiros, la coscienza civile della protesta, l'intellettuale che si batte contro le atrocità di un regime disumano e che rappresenta il punto di vista moderno di un film realizzato da una donna e dedicato ad altre due donne (la madre e la figlia della regista). Un film di impegno e contenuto che riesce a veicolare, con una costruzione quasi da racconto giallo, il coinvolgimento del pubblico che, nonostante qualche ingranaggio di troppo nel meccanismo, si offre volentieri allo spettacolo della libertà che, ingiustamente coartata, finalmente esplode in una vivida, inevitabile reazione di popolo, colorata come i garofani che, infilati nelle armi in quell'aprile del 1974, hanno saputo trasformarle in mazzi di fiori.

Voto: 26/30

Elisa SCHIANCHI
11 - 01 - 02


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