
Dallâamicizia e dal sodalizio artistico che lo legarono alla Callas, Zeffirelli
trae il pretesto per dare veridicità ad un racconto biografico
che del vissuto della cantante lirica pare ricordi ben poco. Siamo nel
1977 e la Callas, dopo la catastrofica esperienza della tournèe
in Giappone e allâindomani della morte dellâindimenticato Onassis, vive
relegata nel suo sontuoso appartamento Parigino in preda ad una profonda
crisi esistenziale e artistica, ossessionata dai fantasmi dei personaggi
da lei interpretati e tra le foto che la ritraggono nei momenti più
felici della sua carriera e della sua storia dâamore con lâarmatore greco.
A distoglierla dallâimpenetrabile esilio sarà un suo ex produttore,
Larry Kelly (Jeremy Irons) e unâamica giornalista (Joan Plowright) i quali
riusciranno, attraverso un espediente che ha del diabolico, a coinvolgerla
nella realizzazione dellâopera da lei mai portata in palcoscenico: la
Carmen. Il ritmo del fil m, fino a questo momento oscillante tra un B-movie
anni â70 e una fiction televisiva, acquista improvvisamente vivacità
e colore nella fase della realizzazione dellâopera teatrale. Persino la
fotografia si fa più calda e ricca, i costumi di scena sono splendidi
e contribuiscono a dare sensualità alla ringiovanita Callas ö fino
a questo momento compassata in morigerati abiti Chanel - , la preparazione
del balletto con le musiche dellâopera di Bizet coinvolgono a tal punto
che per un attimo anche lo spettatore vorrebbe credere nellâavverarsi
del faustiano patto dellâeterna giovinezza. Su tutto risuona divina la
vera voce della Callas, frutto di registrazioni originali dellâepoca dâoro.
E in questa fase bisogna riconoscere come le doti del regista trovino
indubbiamente la loro sede migliore: con il trascorrere degli anni anche
la sua inclinazione artistica volge sempre più verso la realizzazione
di opere teatrali piuttosto che cinematografiche. Ma ben presto tutto
scivolerà di nuovo nellâatmosfera opaca di cui tutta la sceneggiatura
(di cui Zeffirelli è coautore insieme a Martin Sherman ) non riesce
a liberarsi, unitamente a quel sottofondo di buonismo di cui è
impregnata e che finisce per togliere consistenza a tutta la storia, nonché
spessore ai personaggi: dispiace vedere sprecato il talento di Jeremy
Irons, nei panni del produttore gay, che per quanto s'impegni, non riesce
a suscitare nessun sentimento. La stessa Joan Plowright, ridotta a ruolo
di semplice caratterista, non ha chance, neanche per un attimo, di dare
grinta al suo personaggio di ãienaä del giornalismo; per non parlare del
nostrano Gabriel Garko, a cui in fondo viene chiesto soltanto di fare
bella mostra di sé.
Intensa invece lâinterpretazione di Fanny Ardant, anche se la scarsa somiglianza
con la Callas allontana ancora di più la trasposizione cinematografica
dal personaggio reale. Meglio avremmo visto un volto alla Anjelica Huston
che probabilmente avrebbe restituito sullo schermo unâimmagine più
veritiera e reso con più cattiveria le indimenticabili espressioni
che i filmati e le cronache dellâepoca ci hanno trasmesso della cantante
lirica e cui sicuramente i tratti eburnei dellâattrice francese non rendono
giustizia.
Lâidea che della Callas rimane alla fine della visione è di una
donna estremamente fragile e provata, a tratti isterica ma infinitamente
spenta, ciononostante talmente animata da senso di giustizia (per coerenza
con il buonismo di cui sopra) da anteporlo alla possibilità del
profitto facile e del successo ritrovato, e rassegnata ad una vecchiaia
nellâoblio senza il conforto della sua voce che è ormai solo un
ricordo di gioventù. Tutto appare poco convincente, la costruzione
del film perde progressivamente consistenza fino a scivolare verso lâepilogo
da ãviale del tramontoä che, nel tentativo di strappare quellâattimo di
commozione cui Zeffirelli è evidentemente affezionato (ma che non
sortisce + gli effetti di un tempo), strappa invece un sospiro di sollievo
persino allo spettatore più paziente. Se un merito si può
attribuire a questo film è quello di av er fatto rivivere lâemoz
ione di ascoltare lâincantevole voce della Callas, che riecheggia immortale
su tutto il film e oltre, forever·.
Voto: 22/30
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