Taiwan
come Hong Kong, in un cortocircuito di azione [qui anche comica] e riflessività,
che sancisce l'avvenuta definizione di uno "stile" lontano-orientale.
CABBIE e' il tassista, epigono grottesco di Travis Bickle, che concepisce
la vita solo come movimento, incessante sequenza di istanti trascorsi
tra mediocrità e velleità. L'osservatorio privilegiato è ovviamente il
"cab", ma anche la stazione dei taxi, proprio davanti casa, dove tutti,
meno mamma e sorella, svolgono quel lavoro. C'è un che d'italico nel senso
di condivisione delle piccole e grandi disgrazie fuori e dentro la professione,
nonché nella capacità di ribaltare sul piano dell'ironia e del disincanto
ciò che ci sovrasta. Ogni giorno, davanti alla stazione, le auto si scontrano,
le vite si fermano, i corpi si "scorporano". Piangere su tutto ciò sarebbe
inutile; ecco allora che l'operosità familiare rimette in circolo la vitalità
ancora presente nei cadaveri e poiché la madre è specializzata in autopsie
e qualcun altro rivende gli organi, ogni incidente ha modo di trovare
una giustificazione e una plausibilità surreale, che lo allontanano da
ogni senso di tragedia. Anzi: fidanzamenti, morti e matrimoni albergano
il comune luogo della "celebrazione collettiva", che cementa solidarietà
e amicizie. Il protagonista [uno dei figli] non si scompone mai se gli
partoriscono in macchina o viene inseguito senza un perché. L'importante
è superare la negatività, il male privo di scopo con altrettanti comportamenti
"non-sense". Ciò che conta non è, a livello narrativo, l'identificazione
di una logica stringente o il bilanciamento delle parti [se così possiamo
definirle] in cui il film si organizza, quanto la messa in moto di un
meccanismo in cui si perdono le coordinate al punto da farci apparire
accettabile, buffa e indefinita la morte del protagonista. Assolutamente
necessario, quindi, dilatare all'inverosimile i tempi di alcuni episodi
[perché tali sono: gag in rapida successione]. Il corteggiamento della
vigilessa a colpi di multe collezionate e la presentazione di questa ai
genitori prendono, da soli, metà del film: ma il ritmo interno alle scene
è tale da giustificarne la durata. Memorabile il duetto tra il padre e
la futura nuora, che si raccontano affascinati i macabri dettagli degli
incidenti.
Un ipotetico remake avrebbe notevoli potenzialità, perlomeno presso un
pubblico meno nemico rispetto ai canoni nostrani.
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