BUONGIORNO, NOTTE

di Marco Bellocchio
Con: Luigi Lo Cascio, Maya Sansa

di V. Di MICHELE

La tempesta dei favorevoli e contrari scatenatasi dalla primissima proiezione veneziana di Buongiorno, Notte, ne sottolinea, oltre la non scontata querelle tra colpevolisti e innocentisti, il suo valore. Il poter di far discutere del mezzo cinematografico, come strumento civile, sociale e indubbiamente politico, ma, soprattutto, nel suo senso estetico, che ha richiamato in vita (per qualche giorno o solo per qualche fresca sera di fine estate) il dibattito critico che, nostalgicamente, Bertolucci metteva in scena giusto qualche tempo prima, nella stessa sede veneziana.
Il bisogno di discutere, e di mettere in dubbio il significato ed i significanti dell'opera d'arte.
Le polemiche fanno bene all'autore- commercialmente e, forse, artisticamente. Di rado, negli ultimi tempi, si era letto tanto bene, a ragione, e tanto male: seguendo il filo logico, anche in questo caso a ragione. Buongiorno, Notte è stato un film attesissimo, un racconto che incrocia il caso Moro e non spiega (come Piazza delle Cinque Lune di Martinelli), una tragedia di coscienza. Una possibile realtà che potrebbe o meno corrispondere allo stato delle fatti, che ricostruisce in totale libertà drammaturgica un aspetto così doloroso della nostra storia da diventare tabù. Il coraggio di Bellocchio, il regista che mostrava, sotto il cielo del paternalismo cattolico, la fellatio politica de Il Diavolo in corpo, ed in più recenti tempi di paternalismo pseudo-liberale la spudorata autocertificazione di essere vivente: una bestemmia aperta al più grande dei nosocomi mondani e festivalieri, Cannes.
Un film difficile, da leggere e da spiegare, intenso ed emozionante, che colpisce una ferita aperta senza giustificazioni o chiavi di lettura.
Nel libero arbitrio assoluto dello spettatore, dentro le speranze e le contraddizioni di un epoca, i risentimenti, la follia dell'animo umano, come atto d'accusa chiaro pur senza essere dichiarato, la testimonianza di una solitudine politica che non chiede parole, ma si affida soltanto, tra le righe, ai documenti, quelli dell'epoca, delle televisioni e dei giornali.
 

Voto: 27/30

05.09.2003

 


::: altre recensioni :::