
La tempesta dei favorevoli e contrari scatenatasi dalla primissima
proiezione veneziana di Buongiorno, Notte, ne sottolinea, oltre la non
scontata querelle tra colpevolisti e innocentisti, il suo valore. Il poter
di far discutere del mezzo cinematografico, come strumento civile, sociale
e indubbiamente politico, ma, soprattutto, nel suo senso estetico, che ha
richiamato in vita (per qualche giorno o solo per qualche fresca sera di
fine estate) il dibattito critico che, nostalgicamente, Bertolucci metteva
in scena giusto qualche tempo prima, nella stessa sede veneziana.
Il bisogno di discutere, e di mettere in dubbio il significato ed i
significanti dell'opera d'arte.
Le polemiche fanno bene all'autore- commercialmente e, forse,
artisticamente. Di rado, negli ultimi tempi, si era letto tanto bene, a
ragione, e tanto male: seguendo il filo logico, anche in questo caso a
ragione. Buongiorno, Notte
è stato un film attesissimo, un racconto che incrocia il caso Moro e non
spiega (come Piazza delle Cinque
Lune di Martinelli), una tragedia di coscienza. Una possibile
realtà che potrebbe o meno corrispondere allo stato delle fatti, che
ricostruisce in totale libertà drammaturgica un aspetto così doloroso
della nostra storia da diventare tabù. Il coraggio di Bellocchio, il
regista che mostrava, sotto il cielo del paternalismo cattolico, la
fellatio politica de Il Diavolo in corpo, ed in più recenti tempi di
paternalismo pseudo-liberale la spudorata autocertificazione di essere
vivente: una bestemmia aperta al più grande dei nosocomi mondani e
festivalieri, Cannes.
Un film difficile, da leggere e da spiegare, intenso ed emozionante, che
colpisce una ferita aperta senza giustificazioni o chiavi di lettura.
Nel libero arbitrio assoluto dello spettatore, dentro le speranze e le
contraddizioni di un epoca, i risentimenti, la follia dell'animo umano,
come atto d'accusa chiaro pur senza essere dichiarato, la testimonianza di
una solitudine politica che non chiede parole, ma si affida soltanto, tra
le righe, ai documenti, quelli dell'epoca, delle televisioni e dei
giornali.
Voto:
27/30
05.09.2003
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