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I pregi e i difetti di questo film d’esordio di Nick Mastandrea (parente di Valerio?) nascono quasi tutti da una scelta coraggiosa, in assoluta controtendenza, ovvero quella di usare cani in carne ed ossa senza ricorrere ad effetti digitali se non per “aiutare” qualche assalto agli umani e qualche movimento di macchina. I vantaggi riguardano una dimensione realistica, importantissima per film del genere, che era andata persa e che ricorda gli omologhi anni ’70 e ’80. Lo svantaggio principale è invece rappresentato dal fatto che i pelosi protagonisti, inquadrati senza trucchi, fanno più tenerezza che spavento, e così alcune scene che volevano essere terrorizzanti risultano quasi comiche. L’approccio vagamente post-moderno (produce Wes Craven), comunque, testimoniato anche da una battuta sul kinghiano e ben più assatanato Cujo, sana alcuni cliché sin troppo estenuati, come il classico anticlimax iniziale a suon di battute infantili e caciarone, e la regola che vuole afroamericani e signorine dai facili costumi come vittime designate. Sceneggiatura quasi inesistente, tanto che se avesse evitato pure la solita spiegazione pseudo-scientifica, in questo caso particolarmente inutile, avrebbe dato alla pellicola un’atmosfera di metafisica ineluttabilità. Attori che escono e subito rientrano nell’anonimato. Un cinema nuovo che cerca di recuperare un cinema vecchio, senza però rispettarne lo spirito nichilista e anarcoide. Cinofili e cinefili astengansi.
Voto: 19/30 25:05:2006 |
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