
Passaggio di testimone tra Doug Liman
(regista del primo THE BOURNE IDENTITY e produttore di questo sequel) e Paul
Greengrass, chiamato a dirigere l'adattamento cinematografico del secondo
romanzo della nota trilogia di Ludlum. Questa volta a turbare l'esistenza di
Jason Bourne alias Matt Damon ci pensa un sicario assoldato per ucciderlo
che fallisce miseramente e si rifà sulla fidanzata dell'ex agente della
C.I.A. . Comprensibilmente alterato, il nostro dovrà rimettersi alla ricerca
delle tessere che compongono il proprio nebuloso passato da assassino al
soldo dei Servizi Segreti, braccato dai suoi ex colleghi e da sinistri
malviventi. Trama tutto sommato lineare, dunque, canovaccio sviscerato da
molti classici dello spionaggio che non manca, però, di riservare qualche
grattacapo al mestierante Greengrass, che conduce la narrazione con stile
non disprezzabile ma rischia di perdere il filo degli eventi seguendo Bourne
lungo peregrinaggi per il vecchio continente la cui ragione appare non
sempre chiarissima. A parte certe elisioni di trama forse eccessivamente
ardite, ciò che non convince di questo THE BOURNE SUPREMACY è l'eccessivo
rigore con cui vengono condotti gli eventi; non si salta sulla poltrona, non
ci si emoziona, inutile dire che è impossibile affezionarsi al personaggio
di Bourne (sia per un'interpretazione anemica di Damon che per l'eccessiva
sbrigatività nella costruzione del carattere) e di conseguenza ci si perde
nella contemplazione di sequenze esteticamente appaganti (pur riconoscendo
che Berlino, setting di buona parte della pellicola, è esteticamente
appagante anche senza Matt Damon) ma povere di appeal. Film che mutila
l'opera di Ludlum dell'aspetto di puro entertainment che la caratterizza e
ne accentua certe pose dimesse che funzionano certamente più su carta che su
pellicola, THE BOURNE SUPREMACY è il tentativo di realizzare un prodotto di
genere (lo spionaggio) senza il genere (l'intrigo, la sorpresa, lo stupore).
Si salvano, anche se per poco, le scene d'azione, rappresentate da un corpo
a corpo non disprezzabile e da un inseguimento in auto montato da un
ebefrenico, che pur nella loro ordinarietà ci ricordano che sarebbe il caso
di divertirsi con un film del (e di) genere e che il fatto che l'opera di
Greengrass non raggiunga lo scopo è un peccato tutt'altro che veniale.
Voto: 17/30
23:10.2004 |