
Un film asciutto, secco e crudele come le pallottole sparate dai parà
inglesi sulla folla dei manifestanti di Derry, duro come un pugno rabbioso
nello stomaco, spietato e doloroso come la domenica di sangue del 13 gennaio
1972, quella domenica in cui i diritti civili sono stati recisi dalle
raffiche dei colpi dell'esercito scagliato come pachiderma su una folla
inerme lasciata a gemere di lacrime e sangue. Paul Greengrass riprende,
con la scientificità del documentarista e servendosi dei canoni
inquieti del "DOGMA" per disciogliere la barriera della cinepresa
e mostrare senza artifizi la realtà ad uno spettatore chiamato
a partecipare, il giorno del massacro.. Le ore della preparazione, la
marcia, la carneficina, la reazione, la rabbia e l'onore. Si è
da più parti detto come l'episodio abbia aperto la ferita più
profonda e virulenta nella storia dell'occupazione inglese in Irlanda
e che unico vincitore di una giornata in cui la morte ha rastrellato solo
le vittime dell'innocenza, sia stata la frangia estrema ed armata dell'IRA
le cui fila sono state ingrossate da chi lì c'era, da chi ha visto
ed ha gettato la spugna di fronte alla furia bruta di un potere ebbro
di se stesso, abbandonando la speranza di essere visibile attraverso la
protesta pacifica, la marcia per i diritti civili e la strategia della
resistenza passiva.. Il montaggio alternato sceglie di mostrare, in quadro
di contestualità, il repentino sbocco di ogni azione in una reazione
inesorabile, il nesso consequenziale necessario fra causa ed effetto,
senza soluzione di continuità, senza dispersione di energia o attenzione
in rivoli minori di narrazione, senza preziosismi e leziosità..
Null'altro che l'essenza dura come un sasso di un'immagine che si commenta
da sé e non ha bisogno, per acquistare in spessore, di accompagnamento
musicale o effetti sonori e speciali godendo della grande forza d'impatto
di una tragica verità impressa come marchio di fuoco nella memoria
della comunità. Unico accompagnamento: ossessivi ed inquietanti
telefoni che squillano a vuoto nelle scene in interni; le voci della massa,
le staffilate di colpi, le urla negli esterni.. il cuore di chi osserva
che, inorridito, accelera i battiti al sussurro "com'è stato
possibile?" per tutta la seconda parte della pellicola. Tre i piani
di lettura proposti, tre gli sguardi attraverso cui vivere la vicenda,
tre le verità narrate: quella di Ivan Cooper, deputato protestante
attivista per i diritti civili; Gerry Donaghy, un diciassettenne idealista
pronto alla lotta ed alla contestazione; il comandante delle truppe d'intervento,
sospeso tra dovere ed emergenza. Senza giudizi, senza processi postumi,
senza speranza di giustizia.. Il film decide di mostrare e tacere.. Ciò
che rimane è l'atrocità della morte al di là dell'interpretazione
di responsabilità o colpevolezza.. tredici corpi inermi abbandonati
sul selciato, la brutalità schietta e senza indugi di una tragedia
che non sarebbe mai dovuta accadere.
Voto: 25/30
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